La vertenza Ilva segna un nuovo passo falso. Il tavolo convocato ieri al MiSe dal ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio infatti, non è servito ad accorciare le distanze tra ArcelorMittal e le organizzazioni sindacali sul fronte occupazionale. Né a fare chiarezza sull’orientamento del vicepremier Luigi Di Maio sull’intera vicenda.

SE INFATTI I SINDACATI si attendevano sia dall’investitore un’apertura sul fronte esuberi, al momento calcolati in ordine di 4mila unità sugli attuali 13.522 lavoratori del gruppo Ilva, sia dal governo un passo in avanti in merito alla trattativa, allo stesso tempo Mittal si attendeva chiarezza sull’indagine avviata dal MiSe sulla gara di vendita, per capire quanto è grande il rischio di un’eventuale annullamento dell’intera procedura. Dunque, tutto è stato rinviato ad un nuovo ipotetico incontro che potrebbe avvenire già in questa settimana.

Al termine del vertice Di Maio ha dichiarato che «si è provato a far ripartire il dialogo, il piano di ArcelorMittal però non è soddisfacente e i sindacati hanno detto che non ci sono le condizioni per far ripartire la trattativa se l’azienda non batte un colpo». Senza un ravvedimento sui numeri, difficilmente la trattativa vera e propria potrà decollare, così come del resto è avvenuto con i precedenti 32 incontri al MiSe con il precedente governo.

IN MERITO ALL’INDAGINE avviata sulla gara invece, Di Maio ha dichiarato che entro la giornata di oggi manderà all’Avvocatura dello Stato «la richiesta di parere per quanto riguarda l’annullamento della gara di ArcelorMittal che entra in Ilva», riferendosi alle conseguenze del parere Anac sulla gara. Il parere potrebbe arrivare prima di ferragosto, visto che entro il 24 agosto, data termine per la procedura amministrativa di verifica, «dobbiamo dare una risposta, non è però semplice acquisire tutti gli atti della P.a. in questo paese», ha detto Di Maio. Che però poi ha lasciato intravedere la possibilità che il tutto possa concludersi con un accordo: «Io lavoro per favorire l’accordo, stante la spada di Damocle che è la questione dell’irregolarità della gara, se l’Avvocatura dirà che la gara è irregolare non è detto che ci sono i presupposti per annullare il contratto con Mittal, perché l’azienda potrebbe ricorrere al Tar e ottenere una vittoria».

Molto preoccupati sono apparsi i sindacati all’uscita dal vertice. La Uilm ha richiamato tutte la parti in causa ad un’assunzione di responsabilità per «ritornare subito al tavolo di trattativa e raggiungere un accordo che garantisca tutti i lavoratori con un percorso chiaro e condiviso», ha detto il segretario generale della Uilm Rocco Palombella. La Fim, per bocca del segretario Marco Bentivogli si è detta disposta ad una «trattativa ad oltranza: il problema è che la posizione dell’azienda (ArcelorMittal) sugli esuberi è immutata ed è inaccettabile, il Governo non scioglie ancora i nodi di sua competenza». La Fiom Cgil ha invece chiamato il governo «ad assumersi le proprie responsabilità» essendo uno dei firmatari del contratto di aggiudicazione, ribadendo la «totale contrarietà agli esuberi, il rispetto dell’accordo di Genova e chiedendo le migliori condizioni per l’ambiente e per la salute dei cittadini di Taranto».

Proprio sull’’ambiente infine, ieri Di Maio ha chiuso le porte al progetto di decarbonizzazione dell’Ilva proposta da tempo dalla Regione Puglia. Progetto che potrà essere preso in considerazione «solo il giorno in cui non ci fosse più questa procedura di gara, in quanto quella odierna è stata fatta sul modello produttivo degli attuali altoforni».