«Massima responsabilità» sulla «procedura eredita». È il dossier più delicato e urgente per il nuovo governo. Tutti aspettano al varco il neo ministro Luigi Di Maio per vedere come uscirà dall’attuale vicolo cieco in cui sembra ora l’Ilva. Ieri ha iniziato con la fase di ascolto – la più semplice – lasciando negli interlocutori «una buona impressione» per il suo «essere pragmatico».
Ha cominciato alle 15 di ieri, attraversando via Veneto dopo aver incontrato le aziende della food delivery sull’altro caso scottante dei rider. Il primo incontro ufficiale – la scorsa settimana ha incontrato in maniera ufficiosa i tre commissari Enrico Laghi (lo è anche di Alitalia), Piero Gnudi e Corrado Carrubba – è avvenuto con i sindacati. Tra qualche gaffe – l’ordine dei interventi usuale che prevede prima le categorie (Fim, Fiom, Uilm) poi le confederazioni (Cgil, Cisl, Uil, Usb, Ugl) è stato invertito non senza imbarazzi – e molta inesperienza – l’usuale gestore delle crisi aziendali, Giampiero Castano, non era presente – il ministro Di Maio ha ascoltato con attenzione e preso appunti, limitandosi nei commenti.
La posizione dei sindacati è sempre la stessa: «Non firmeremo alcun accordo che preveda esuberi». Ne prevede almeno 2.500 ora e 4mila dal 2023 il contratto sottoscritto fra il predecessore Carlo Calenda e AmInvestCo dominata da Mittal: per questo Fim (nonostante la vicinanza con Calenda), Fiom e Uilm non l’hanno firmato. «Abbiamo detto no a quel piano guardando al merito, non perché aspettavamo questo governo», ha puntualizzato Maurizio Landini.
Il rischio però è chiaro: dal primo luglio Mittal ha tutto il potere di entrare come nuovo padrone del gruppo Ilva – l’accordo con i sindacati non è vincolante – e attuare il suo piano.
Per questo i sindacati chiedono a Di Maio di «fare in fretta». La speranza comune è che il nuovo ministro riesca a convincere Mittal a modificare il piano, assumendo tutti i 14mila e oltre dipendenti attuali.
Su Taranto le posizioni dei parlamentari M5s eletti sul territorio erano precise: «Riconversione», diceva Lorenzo Fioramonti, ministro dello sviluppo dell’ipotetico governo presentato da Di Maio prima delle elezioni. Ma l’alleanza con la Lega ha fatto cambiare idea al capo politico Di Maio: Fioramonti è stato dirottato come sottosegretario al Miur e l’ipotesi «riconversione» è ad oggi assai improbabile.
Più credibile la richiesta di una revisione del piano Mittal improntata a nuove tecnologie meno impattanti dal punto di vista ambientale – caposaldo del M5s a Taranto – con la possibile decarbonizzazione e l’uso di forni elettrici, previsti dalla cordata AcciaItalia, non scelta da Calenda.
Una strada da sempre appoggiata dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano. Che difatti ieri era il più raggiante, prima e dopo aver incontrato Di Maio. Il grande avversario di Calenda – è ricorso al Tar contro il piano ambientale – domani presenterà a Bruxelles la sua idea di Ilva. Nel frattempo – come il suo ex sodale sindaco di Taranto Rinaldo Melucci – i due amministratori pugliesi registrano una «ricostruita connessione» e un «cauto ottimismo» sulla possibile nuova soluzione «più favorevole ai cittadini di Taranto».
In verità nel «punto stampa» di fine giornata, il doppio ministro Di Maio ha dedicato ben poco tempo a Ilva. L’evidenza è tutta per «la battaglia contro la precarietà» che dovrà portare nel «decreto dignità» ad una riduzione dei rinnovi per i contratti a tempo determinato.
«Ho avuto incontri molto cordiali con tutte le parti: sindacati, governatore Puglia, sindaco e prefetto di Taranto. Domani (oggi, der) avrò altri incontri e vedrò anche il potenziale acquirente, dopo questi incontri avrò una situazione molto più chiara sulla vicenda», ha scandito il ministro.
Dell’unico passaggio su Ilva va sottolineato però un aggettivo: quel «potenziale» piazzato prima di «acquirente» per riferirsi a AmInvestCo-Mittal. Un aggettivo che lascia la porta aperta ad un ribaltone: rompere con i franco indiani per riaprire la trattativa, magari proprio con AcciaItalia guidati da quel Jindal che si è appena assicurata Piombino.