È arrivato ieri il via libera della Camera al decreto 61 del 4 giugno, meglio conosciuto come «salva Ilva bis»: 299 i sì, 112 i contrari (M5S e Lega), 34 gli astenuti (Sel). Il provvedimento passa ora all’esame di Palazzo Madama. Tra gli emendamenti passati più rilevanti, la possibilità che il commissariamento possa riguardare il solo ramo di azienda che non abbia rispettato le prescrizioni Aia (autorizzazione integrata ambientale) e non tutta l’impresa, in caso di reiterai pericoli gravi e rilevanti. Inoltre, il commissario avrà facoltà di intervenire solo nei siti industriali di interesse strategico nazionale con non meno di mille dipendenti (cassa integrazione compresa).

Sempre in ambito Aia, è stata abrogata la figura del Garante per l’attuazione delle prescrizioni previste, introdotta con la legge 231/2012 dal governo Monti: adesso sarà lo stesso commissario Bondi, d’intesa con Regione ed enti locali, a fornire informazioni ai cittadini sull’andamento delle operazioni di risanamento. Confermata la previsione del termine di tre anni per attuare le prescrizioni Aia. Inoltre, il rapporto di Valutazione del danno sanitario introdotto da una specifica legge regionale la scorsa estate, non potrà modificare le prescrizioni Aia. Tuttavia, la Regione potrà chiederne il riesame. Sempre in ambito controlli, gli ispettori Ispra avranno la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria nello svolgimento delle attività di accertamento, contestazione e notificazione delle violazioni. All’ente saranno destinati 90 mila euro all’anno per il personale che «svolga attività che richiedano particolare impegno». È stato infine previsto l’allentamento del Patto di stabilità interno della Regione Puglia per favorire le azioni di bonifica. L’ente potrà sforare il patto per 1,3 milioni nel 2013 e per 40 milioni nel 2014: peccato che il protocollo firmato lo scorso luglio prevedesse invece provvedimenti per 119 milioni.

Al ministero dell’Ambiente si è tenuto un vertice tra il ministro Andrea Orlando, il commissario Ilva Enrico Bondi, il subcommissario Edo Ronchi, il governatore della Puglia Nichi Vendola e il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno. Al termine della cabina di regia, Ronchi ha dichiarato che si sta «predisponendo un piano finanziario che attraverso una negoziazione con le banche e la Bei, metterà a disposizione 1,8 miliardi di euro in tre anni per l’attuazione delle disposizioni contenute nell’Aia». Eppure il decreto prevede che quei soldi debbano invece essere investiti dall’Ilva, ricavandoli dall’attività produttiva.

Circa 300 i milioni che saranno impegnati per le bonifiche «di acque, rifiuti e discariche» all’interno del siderurgico, ha spiegato Ronchi, che ha inoltre aggiunto come si stia predisponendo «una struttura, con elementi anche esterni, per creare quel know-how ambientale utilizzabile anche dopo l’adozione delle misure». Inoltre, Ronchi ha assicurato come siano in fase di «progettazione esecutiva gli interventi prioritari come la copertura dei parchi minerari». Fase che l’Ilva annuncia in corso da oltre un anno e la cui presentazione progettuale, che l’Aia prescriveva entro lo scorso 27 aprile, è stata già bocciata dal Comune di Taranto per carenza dei documenti preparati dall’azienda.