La vertenza Ilva ieri è approdata in parlamento. Ad otto giorni dallo stop ad Arcelor Mittal effettuato dal ministro Calenda che ha chiesto alla cordata AmInvestCo di non modificare i contratti per le riassunzioni dei 10mila lavoratori – confermando dunque implicitamente i 4mila esuberi – Fim, Fiom e Uilm ascoltati in commissione Industria al Senato hanno ribadito l’insostenibilità del piano, contestando «anche un solo esubero». “Come sindacati siamo stati tenuti al buio. Del piano industriale abbiamo ricevuto da ArcelorMittal solo delle slide. Noi non mettiamo in discussione la proprietà, ma vogliamo poter mettere in discussione il piano, in modo chiaro e a luci accese», ha detto la leader Fiom Francesca Re David. «Non si capisce se l’annuncio di Mittal sia frutto di dilettantismo o sia stata una provocazione con l’obettivo di far scattare l’incidente», ha dichiarato Marco Bentivogli della Fim.«Se è vero che Mittal vuole arrivare a 9 milioni di tonnellate, altro che 4mila esuberi, qui ci sarebbe da fare assunzioni», ha sottolineato Rocco Palombella della Uilm. Polemico invece il presidente della Puglia Michele Emiliano: «C’è proprio una richiesta da parte del ministro Calenda di tenere fuori la Regione dal tavolo» perché proponevamo la gassificazione a Taranto.