La Regione Puglia ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale l’ultimo decreto legge Ilva «per lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore». La notizia era stata anticipata dal governatore Michele Emiliano, dopo che erano stati diffusi i nuovi dati sulla mortalità causata dall’inquinamento: «La fabbrica – ha detto – va fermata o rallentata per diminuire al minimo i danni prodotti».

Lo studio sulla correlazione tra le emissioni dell’Ilva e i fenomeni di malattia e morte a Taranto è stato realizzato con la collaborazione del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, Asl Taranto, Arpa Puglia e Ares Puglia, nell’ambito delle attività del Centro salute e ambiente pugliese. Sono state prese in considerazione 321.356 persone residenti tra il 1 gennaio 1998 ed il 31 dicembre 2010 nei comuni di Taranto, Massafra e Statte.

Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 dicembre 2014, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione. L’esposizione individuale è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell’impianto) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività dell’Ilva, i dati quinquennali di emissioni dall’impianto (da fonte Ispra) e la storia residenziale individuale.

Gli inquinanti scelti come traccianti sono stati il Pm10 (polveri sottili) e SO2 (anidride solforosa). Entrambi sono responsabili di nuovi casi di tumore al polmone: +29% il Pm10 e +42% l’SO2. L’esposizione alle polveri industriali è responsabile del 4% in più di mortalità. L’aumento per tumore polmonare è del 5%, mentre la percentuale sale al 10% per infarto del miocardio. Quanto alla mortalità per effetto dell’anidride solforosa, si registra un aumento del 9%: in particolare +17% per tumore polmonare, +29% per infarto del miocardio. Un aumento di rischio si è osservato anche per le malattie dell’apparato renale. Tra i bambini di età compresa tra 0-14 anni residenti a Taranto «si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie: in particolare tra quelli residenti al rione Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%»; percentuale che sale «al 26% tra quelli residenti al quartiere Paolo VI».

Osservati eccessi per malattie neurologiche, cardiache, infezioni respiratorie, malattie dell’apparato digerente e malattie renali. Anche le gravidanze con esito abortivo sono associate all’esposizione a SO2. Per lo studio inoltre, lo stato socioeconomico e i fattori di rischio individuali, come il fumo di sigarette e l’alcol non sono responsabili dei risultati riscontrati. All’andamento produttivo, e quindi alla variazione delle emissioni, ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell’impianto e nei quartieri limitrofi. L’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare l’andamento della produttività e l’inquinamento nei quartieri limitrofi.

L’indagine conferma i risultati degli studi precedenti e «depone a favore dell’esistenza di una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario nell’area di Taranto». La latenza temporale tra esposizione ed esiti sanitari appare breve, a indicare «la possibilità di un guadagno sanitario immediato a seguito di interventi di prevenzione ambientale».