Sembra essere tornato il sereno nei rapporti istituzionali tra governo, Comune di Taranto e Regione Puglia, in merito alla vicenda Ilva. Dopo le schermaglie e i reciproci attacchi della scorsa settimana, a seguito del ricorso che i due enti pugliesi hanno presentato al Tar di Lecce contro il Dpcm che ha approvato il piano ambientale proposto da ArcelorMittal, è arrivato il momento del dialogo. È stato il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, a fare ieri il passo tanto atteso: di prima mattina ha chiamato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, per annunciargli il suo imminente arrivo nella città dei Due Mari per parlare di persona della vicenda Ilva. Una visita inaspettata e non in agenda, tanto che dell’arrivo del ministro in città non era stato informato nemmeno il prefetto: un aggiramento dei protocolli istituzionali che non è piaciuto al governatore Michele Emiliano, non avvisato, che non ha partecipato all’incontro.

Incontro che è però servito a convincere Calenda a convocare un «Tavolo Taranto» a stretto giro, per entrare nel merito del piano industriale e ambientale di ArcelorMittal. All’ordine del giorno del vertice ci sarà infatti la valutazione del danno sanitario, chiesta anche dalla Fiom Cgil, oltre all’analisi del Dpcm e dei suoi eventuali miglioramenti e il cronoprogramma per la copertura dei parchi minerali, tra le prescrizioni più importanti e attese dai cittadini.

Si parlerà anche dello sviluppo del fondo sociale per Taranto, che prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro a sostegno in particolare dei giovani, del Centro di ricerca di eccellenza che Mittal vuole sviluppare a Taranto anche per le tecnologie di carbon free, del miliardo di euro, derivante dai fondi sequestrati ai Riva, che l’amministrazione straordinaria impiegherà per le bonifiche di sua competenza, oltre al miliardo e duecento milioni che investirà il gruppo Mittal sulla parte ambientale e dei provvedimenti a favore dell’indotto che riguarda 7mila lavoratori e 300 aziende. Parallelamente ripartirà anche la vertenza sindacale sul piano degli esuberi.
Comune e Regione hanno quindi raggiunto parte del loro obiettivo: entrare nel merito della vicenda Ilva, avviando un’interlocuzione diretta con Mittal e il governo, provando soprattutto ad apportare migliorie al piano ambientale, per intervenire il prima possibile sui problemi legati all’inquinamento e tutelare la salute di lavoratori e cittadini.

Il problema, semmai, è di natura formale. Durante la conferenza stampa congiunta svoltasi in serata al Comune di Taranto, Emiliano con accanto il sindaco di Taranto ha precisato che «non c’è alcun ritiro del ricorso: questo è bene chiarirlo, prima di nuovi fraintendimenti tra istituzioni in questa complicata vicenda». Comune e Regione vorrebbero infatti prima sedersi al tavolo entrando nel merito delle singole questioni, vedere quali e quante delle proposte che avanzeranno saranno accolte, e soltanto dopo ritirare il ricorso che i giudici dovrebbero esaminare nella prima decade di gennaio.

«Prima il tavolo si deve convocare e dobbiamo vedere l’ordine del giorno e capire la dotazione finanziaria e non solo legislativa: non può bastare la sola stretta di mano. Poi potrebbero cadere da soli i motivi che sono alla base del ricorso», ha detto il sindaco Melucci. Con Emiliano che ha ribadito che «il ricorso sarà ritirato solo se l’esito del tavolo per Taranto sarà positivo, se cioè saranno prese in considerazione le nostre richieste, inserite all’ordine del giorno e questo ci fa ben sperare».

In serata però, Calenda ha lasciato intendere che il sindaco, nel loro incontro, avrebbe preso un impegno diverso: «Il tavolo lo riunisco se il sindaco seguirà, come mi aspetto, quello che mi ha detto, cioè che ritira il ricorso. Mi auguro che Emiliano ritiri il ricorso, perché se non lo ritira c’è un problema. Non posso discutere su un tavolo informale, o formale che sia, una cosa di cui poi si discuterà anche sui tavoli di un tribunale. E il sindaco di Taranto ne ha convenuto». La partita è ancora tutta da giocare.