Si ricomincia. Cancellata la furbata di Arcelor Mittal che voleva riassumere col Jobs act esenza anzianità aziendale, la trattativa Ilva ripartirà il 9 con la presentazione del piano industriale e il 14 novembre con il piano ambientale. E dal nodo dei 4.200 esuberi che sono ancora nero su bianco per la cordata AmInvestCo ma che i sindacati vogliono azzerare «sennò non firmiamo alcun accordo».
Con Carlo Calenda che si conferma vicino ai lavoratori come non è mai stato – tanto da guadagnarsi l’epiteto di «compagno» – il 9 ottobre rimarrà nella storia delle vertenze industriali come la prima nella quale un ministro in questa legislatura ha messo alle strette una azienda. Passato quasi un mese, i rappresentanti del colosso franco-indiano sono tornati al Mise con tutt’altro aplomb. L’azienda si è impegnata all’impiego di 10mila lavoratori – e questo era già previsto – «l’attuale struttura salariale di Ilva», e «specificatamente nelle parti fisse e legare la parte variabile delle retribuzioni alla realizzazione del piano industriale» – e questo è già più discutibile. Il tutto, spiega la nota di Arcelor Mittal con lo scopo di creare «un solido fondamento per la successiva fase negoziale delle prossime settimane» avendo come obiettivo «un futuro sostenibile» per Ilva.
I sindacati incassano la vittoria sui contratti e promettono battaglia sugli esuberi. La Fiom ritiene «necessario che il negoziato parta da esuberi zero», specie «se sono vere le cifre fornite da Mittal rispetto ai volumi produttivi». «Possiamo ora entrare dentro ad una discussione vera», commenta il segretario Marco Bentivogli Fim-Cisl – «bisogna accelerare tutto ciò che prevede il piano ambientale». L’apertura di Mittal fa rientrare le mobilitazioni nei vari stabilimenti: «A valle dei due incontri su piano industriale ed ambientale decideremo il metodo per la prosecuzione del confronto», spiega il segretario Uilm Rocco Palombella.
«Si è deciso di fare un lavoro di analisi di dettaglio del piano industriale, reparto per reparto, in maniera che ci possa essere un confronto quanto più aperto possibile», ha spiegato Calenda.
Le polemiche però non si sono esaurite. Dal tavolo rimangono esclusi sia le confederazioni sindacali che il presidente della Puglia Michele Emiliano. Riguardo ai rappresentanti locali il ministro Calenda ha rinnovato la richiesta di «”a ritirare il ricorso al Tar sul decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm)» sulle bonifiche. Ma anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci non fa marcia indietro ritenendolo non sufficiente nell’affrontare il problema del cosiddetto «spolverio», il vento che porta sul quartiere Tamburi le polveri inquinanti. Il tavolo con gli enti locali rimane separato e porta Emiliano a scagliarsi contro Calenda: «Le bugie hanno gambe corte. Nessun rifiuto, ma richiesta di unico tavolo per piano industriale e piano ambientale».