L’ennesimo colpo di scena nella vicenda Ilva arriva nel pomeriggio, quando fonti ufficiose del ministero dello Sviluppo economico confermano che il gruppo Arcelor Mittal è molto preoccupato per come si sta «delineando il quadro giuridico italiano sull’Ilva». E che per questo ha chiesto, in una lettera ufficiale inviata il 21 dicembre ai commissari straordinari, ovvero il giorno dopo il Tavolo per Taranto svoltosi a Roma con l’ennesimo buco nell’acqua, una modifica al contratto di affitto con l’obbligo di acquisto sottoscritto il 28 giugno scorso.

UN MODO PER POTERSI tutelare nel caso dal Tar di Lecce arrivasse lo stop al Dpcm con il quale il governo lo scorso 30 settembre ha approvato il piano ambientale proposto dalla cordata vincitrice del bando di gara. In particolare, confermano fonti vicine al dossier, ArcelorMittal chiede «l’introduzione nel contratto di ulteriori condizioni sospensive o di nuove condizioni risolutive».

I commissari hanno immediatamente girato la richieste al ministero dello sviluppo economico, che nelle prossime ore valuterà il da farsi insieme agli stessi commissari straordinari dell’Ilva. Quali siano queste «ulteriori condizioni sospensive o risolutive» a garanzia degli investimenti nella lettera sembra non sia specificato. Nella missiva che AmInvestCo Italy, la cordata guidata da ArcelorMittal, ha inviato ai commissari straordinari di Ilva, infatti, si legge genericamente che «a seguito del ricorso contro il Dpcm al Tar di Lecce» presentato dalla regione Puglia e dal comune di Taranto, è «necessario un confronto per valutare modifiche e integrazioni al contratto» firmato nei mesi scorsi.

PER IL MINISTRO Carlo Calenda, la mossa di ArcelorMittal non è però un fulmine a ciel sereno: d’altronde nel corso della riunione del tavolo istituzionale dedicato a Taranto mercoledì scorso, era già stata anticipata la possibilità che l’investitore potesse assumere una simile iniziativa per scongiurare i rischi derivanti dal ricorso al Tar.

Il tutto mentre in mattinata il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, era tornato alla carica, durante la conferenza stampa in cui è stato annunciato il potenziamento di Arpa Puglia, Agenzia regionale per la Protezione Ambientale, con 146 nuove assunzioni destinate alla provincia di Taranto che si aggiungono agli attuali ottanta dipendenti impegnati in quell’area. I fondi utilizzati sono regionali, mentre il governo ha dato l’ok per ampliare il piano di assunzioni. Ora si attende il via libera del ministero, per l’acquisto, con 70 milioni di euro finanziati da Roma, di macchine sanitarie per gli ospedali di Taranto.

I DUE ANNUNCI sono stati l’occasione per rimarcare la posizione della Regione nella vicenda Ilva: «Il presidente del consiglio ha un mezzo fondamentale per chiudere il ricorso, modificare il Dpcm nel senso auspicato da Regione e Comune di Taranto» ha affermato Emiliano. Che si è detto «pronto ad incontrare ArcelorMittal: ho già la disponibilità dell’azienda. Ci incontreremo appena saranno disponibili. L’azienda non ha mai detto che vuole andare via e mollare. È un argomento che viene utilizzato, stranamente, da Calenda e dai sindacati. Perché lo facciano è veramente singolare».

PERTANTO EMILIANO ha ribadito che il piano industriale e quello ambientale vanno cambiati, con l’interlocuzione di Regione e Comune di Taranto: «Noi esistiamo, se ne facciano una ragione. La Regione non ritirerà il ricorso sulla base di annunci e sarà difficile che qualcuno mi costringa, attraverso pressioni non motivate, a fare alcunché. Bisogna trovare soluzioni per andare avanti nella procedura di vendita dell’Ilva, per cui mi auguro che il tavolo di lavoro riparta senza ricatti e condizioni».