Il «secondo» processo denominato «Ambiente Svenduto» inizierà il prossimo 17 maggio. A deciderlo ieri, dopo essersi ritirata in camera di consiglio, il gup del tribunale di Taranto Anna De Simone che ha rigettato le eccezioni di incompetenza territoriale e funzionale e i motivi di nullità presentati dalla difesa degli imputati (44 persone fisiche e tre società) coinvolti nell’inchiesta, rinviandoli nuovamente a giudizio (il processo era stato annullato per un vizio di forma lo scorso dicembre) dinanzi alla Corte di Assise (prima udienza 17 maggio prossimo), ed accogliendo così le richieste della procura di Taranto.
Ricordiamo che tra gli imputati figurano i fratelli Nicola e Fabio Riva, figli di Emilio (morto il 30 aprile 2014), ex amministratori dell’Ilva (ora in amministrazione straordinaria), accusati insieme all’ex responsabile delle relazioni esterne Girolamo Archinà, all’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, al consulente legale dell’azienda Francesco Perli e a cinque fiduciari, di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Fabio Riva e l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti, inoltre, dovranno difendersi dall’accusa di corruzione in atti giudiziari per aver versato, secondo i pubblici ministeri, una tangente di 10mila euro per «ammorbidire» una perizia sull’Ilva.

Tra gli imputati, oltre al prefetto Bruno Ferrante ex presidente dell’Ilva, figurano diversi esponendi politici: l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola, l’attuale sindaco di Taranto Ippazio Stefano e l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido e l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva, l’ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, Luigi Pelaggi (ex capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente allora guidato da Stefania Prestigiacomo) e Dario Ticali, ex presidente della commissione ministeriale (Ippc) che rilasciò l’autorizzazione integrata ambientale alla fabbrica nell’agosto del 2011, ex dirigenti e funzionari dell’Ilva e il deputato di Sel ed ex assessore regionale Nicola Fratoianni, l’ex assessore regionale alla sanità del Pd Donato Pentassuglia.

Inoltre, sono state rinviate a giudizio figurano anche tre società: Riva Fire, Riva Forni elettrici e Ilva spa in amministrazione controllata. Per quest’ultima nell’ultima udienza, l’avvocato Angelo Loreto ha annunciato l’intenzione dei tre commissari straordinari Pietro Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba di presentare nuovamente dinanzi alla Corte d’assise una richiesta di patteggiamento accettando una sanzione pecuniaria di 3 milioni di euro, la nomina dei tre commissari straordinari come commissari giudiziali ed un risarcimento pari a quasi due miliardi di euro.

Come si ricorderà, il dibattimento del processo aveva subito quella che tecnicamente si chiama «regressione», dopo che la Corte d’assise di Taranto (il 9 dicembre scorso) aveva annullato il decreto che disponeva il giudizio per un vizio di forma, ovvero l’omessa indicazione nel verbale del difensore d’ufficio per 10 imputati, annullando il processo iniziato nel mese di ottobre dopo i rinvii a giudizio dello scorso luglio. Il dibattimento sarà celebrato davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Michele Petrangelo (a latere Fulvia Misserini più sei giudici popolari), lo stesso collegio che aveva rimesso gli atti al gup.
Sono stati invece già condannati con rito abbreviato don Marco Gerardo, ex segretario dell’ex arcivescovo di Taranto (10 mesi di reclusione con pena sospesa per favoreggiamento), e l’ex consulente della Procura ionica Roberto Primerano (tre anni e quattro mesi per falso ideologico). Oltre mille le parti civili, tra cui i ministeri dell’Ambiente e della Salute, la Regione, i Comuni di Taranto, Crispiano, Statte e Montemesola, la Provincia, sindacati e associazioni ambientaliste, centinaia di cittadini, allevatori, mitilicoltori, i famigliari di due operai morti in incidenti sul lavoro. Le richieste di risarcimento ammontano ad oltre 30 miliardi di euro.