Alias Domenica

Il Werther di Massenet a Genova

Il Werther di Massenet a Genova

Improvvisi Al Teatro Carlo Felice ha debuttato l'opera del compositore francese

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 19 novembre 2023

Opera assai nota, e molto amata dal pubblico, soprattutto grazie a alcune arie del tenore, il Werther di Massenet ha debuttato al Teatro Carlo Felice di Genova venerdì scorso e sarà ancora in scena stasera, il 24 e il 26, diretto da Donato Renzetti, con regia, scene e costumi di Dante Ferretti. Interpreti, il tenore Jean-François Borras, con Caterina Piva nella parte di Charlotte. Potrebbe essere l’occasione per riflettere sulla musica, sulla drammaturgia di un «dramma lirico», com’è chiamato in partitura, forse più famoso che davvero conosciuto nei suoi effettivi pregi teatrali e musicali. Intanto, è utile e corretto liberarsi dal confronto con il romanzo di Goethe: il teatro musicale e il romanzo hanno esigenze di costruzione assai diverse, come del resto il teatro parlato o un film. Inoltre, tra I dolori del giovane Werther, 1774, e l’opera di Massenet, rappresentata a Vienna nel 1892, passa più di un secolo, e la società, il pubblico sono cambiati.

Goethe racconta a Eckermann di una «malattia» della quale si è liberato scrivendone. La sua era la malattia dei giovani sul finire del Settecento, un sentimentalismo esasperato, che in realtà racchiudeva la protesta contro l’ordine sociale aristocratico. In letteratura, e in musica. In Inghilterra poeti come Byron o Shelley ne esasperano la violenza. In Germania si manifesta nel movimento dello Sturm und Drang, tempesta e impeto, dal titolo del dramma di Klinger. Ma alla fine dell’Ottocento assume piuttosto il carattere di una protesta antiborghese, il cui tono sentimentale è ereditato dal romanticismo. Il Werther di Massenet non è solo un giovane follemente innamorato, ma anche un ribelle, che non sopporta l’ordine borghese, per il quale anzi la passione amorosa è l’unico senso possibile della vita. Charlotte, come ce la rappresenta Massenet, abbandona la prudenza borghese, razionale del personaggio goethiano e si lascia anche lei travolgere dalla passione.

In Goethe, Charlotte ha paura dei deliri di Werther, diffida del suo sentimentalismo, resta con i piedi saldamente poggiati a terra. E sceglie ciò che ritiene giusto: la moderazione, l’autocontrollo del marito, Albert. I due rivali – Werther e Albert – danno corpo ai due lati del carattere di Goethe: l’impulso irrazionale, demoniaco, che spinge a gesti estremi, e il controllo del disordine dei sentimenti, per imporre l’ordine della Natura. L’illuminismo goethiano ama scandagliare l’irrisolto, l’irrazionale, che chiama il demoniaco: per conoscerlo, per subordinarlo alla ratio e inserirlo in un ordine superiore, di concordia sociale, quale specchio dell’ordine profondo della Natura. Niente di tutto questo in Massenet. C’è stato Baudelaire. C’è stato Berlioz. C’è stata le lettura lacerante che Nerval ha dato del Faust. C’è stata, appunto, una Damnation de Faust: è Nerval l’ispiratore di Berlioz, non Goethe. Nessuna conciliazione per Faust concessa dall’Eterno Femminino. Sul finire del secolo c’è solo rabbia, voglia di dissoluzione. Sulle scene: Sansone e Dalila, la Salomé di Oscar Wilde che all’inizio del secolo seguente assume la forma di dramma musicale feroce, estremizzato da Richard Strauss: «il mistero dell’amore è più profondo del mistero della morte» canta, divenuta tedesca (e perduto perciò l’accento finale) Salome, baciando la bocca della testa mozzata di Jokanaan. Due anni dopo arriverà Elektra.

L’Europa ama indugiare su un paesaggio di sterminio, mentre i suoi eserciti conquistano l’Africa e l’Oriente. La terribile storia d’amore che vivono Werther e Charlotte non è un caso se si conclude con il protagonista che si spara alla testa e una Charlotte che lo abbraccia e s’imbratta del suo sangue. Dietro l’estrema, quasi sfinita dolcezza delle melodie, c’è un inferno dal quale non si sa sfuggire. Charlotte ci prova, ma deve arrendersi, e se ne lascia inghiottire. Altro che addolcimento della vicenda tragica goethiana. Il Werther di Massenet rasenta il nichilismo di tanta letteratura e musica tra otto e novecento. Quasi alla Rimbaud di una Stagione all’inferno. E chi sa di quale inferno racconti Massenet.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento