Tra le prime reazioni c’è già una grande manifestazione indetta per il 19 maggio nella storica Heldenplatz, la Piazza degli Eroi, da «Offensiva contro la destra» e OeH, le rappresentanze studentesche elette da tutti gli iscritti contro Norbert Hofer, possibile futuro presidente della repubblica. Persino la terra ha tremato ieri mattina in molte zone del paese, accompagnando il terremoto politico, il balzo sopra ogni previsione della xenofoba Fpoe, Partito della libertà, a uno strabiliante 35,1% al primo turno delle presidenziali austriache. L’ingegnere 43enne di aeroplani Norbert Hofer arriva così al ballottaggio del 22 maggio, battaglia campale, con largo vantaggio sul secondo eletto, dato per favorito alla vigilia, il candidato verde Alexander Van der Bellen rimasto fermo al 21, 3%. L’ex professore di economia politica 73enne è risultato primo nelle grandi città, a Vienna, Graz, Linz, Innsbruck e Bregenz e tra gli elettori con maggiore istruzione.

La rimonta di Van der Bellen sarà dura ma certamente possibile se si tiene conto che il 40% di quanti ne avevano diritto non ha votato e che l’astensionismo ha prevalso anche tra coloro che nel 2013 hanno votato i Verdi (solo un 69% è andato all’ex portavoce e capogruppo). I nipoti di Joerg Haider invece hanno mobilitato all’86% i loro elettori elettori del 2013. «Io personalmente voterò Van der Bellen» ha dichiarato la sera della sua più grande sconfitta il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann. «Farò di tutto per impedire che Norbert Hofer possa diventare nuovo presidente della repubblica» promette il sindaco rosso di Vienna Michael Haeupl uscito largamente vincitore dallo scontro con la Fpoe dell’ottobre scorso alle comunali.
Non è scontato però che tutta la Spoe si schieri apertamente a sostegno di Van der Bellen. Il presidente della regione Burgenland, il socialdemocratico Hans Niessl, al confine con l’Ungheria, dove ieri mattina sono iniziati i controlli al confine ed è in corso anche la costruzione di un nuovo muro – governa in coalizione con la Fpoe, fuori dalla linea ufficiale. E’ il maggiore esponente della frazione low and order diventata negli ultimi mesi anche linea del governo nazionale: vedi il discusso limite massimo di rifugiati da accogliere, il diritto d’asilo inasprito, i muri ai confini. Mercoledì infatti il governo austriaco ha indetto una conferenza stampa al Brennero per spiegare la propria linea sul muro anti-immigrati tra Italia e Austria. E’ indicativo che proprio nel Burgenland il candidato della Fpoe abbia ottenuto il suo risultato migliore, il 42%.

La fine di un’era, commentano i giornali, con i due partiti di governo socialdemocratici e popolari letteralmente stracciati, ridotti insieme a un misero 20%. Ancora sotto shock hanno comunque escluso elezioni anticipate.

Il quarto posto è toccato a Rudolf Hundsdorfer della Spoe vittima del «fuoco amico», del proprio partito, secondo un commento acuto uscito sul quotidiano der Standard di Bernhard Heinzlmaier, cofondatore dell’Istituto di studio di cultura giovanile: «La Spoe nel periodo prima delle elezioni ha compiuto un cambiamento di posizione così radicale che neppure i battaglioni più fedeli potevano seguire senza frizioni. Il cambiamento da una politica d’asilo umanitaria, razionale e non eccitata verso un rigido orbanismo incomprensibile anche ai seguaci più volenterosi. Come ha potuto pensare la direzione della Spoe di poter giocare il ruolo del partito che blinda e esclude meglio della Fpoe?» si chiede Heinzmaier. «Perché gli elettori che vogliono l’orbanizzazione dell’Austria dovrebbero votare Spoe che ha messo degli anni per arrivare alla posizione che la Fpoe ha da sempre avuta?». Il tabloid kronenzeitung accusa invece la «frazione welcome refugees» di Vienna della sconfitta elettorale socialdemocratica. Tra questi due poli opposti è iniziata la resa dei conti senza precedenti nella Spoe. L’ex segretaria di stato Brigitte Ederer chiede apertamente le dimissioni di Faymann «altrimenti – avverte – la manifestazione del primo maggio (tradizionale grande sfilata di massa della Spoe nda) si trasformerà in manifestazione contro il cancelliere».