«Non mi pento dei sacrifici, lo rifarei. Possiamo riuscire a vivere in una società aperta e liberale, ma il cammino è ancora lungo». Con queste parole, l’ex agente Cia Edward Snowden, la fonte del Datagate, ha accolto (in videoconferenza dalla Russia, dove ha trovato rifugio) il Nobel alternativo, ai primi di dicembre. Un riconoscimento per aver rivelato al mondo lo spionaggio illegale messo in campo dall’agenzia per la sicurezza Usa (Nsa) a livello planetario. Rivelazioni che tornano ad accendere i riflettori su ogni nuova notizia in tema. Secondo il Deutsche Welle, il computer portatile della dirigente del Dipartimento di politica europea che lavora a stretto contatto con la cancelliera tedesca Angela Merkel è stato attaccato dal virus troyan Regin. Un malware che consente di catturare dati dal computer contagiato, controllarne il mouse, recuperare documenti cancellati e rubare password. Secondo alcuni siti web statunitensi, il servizio di intelligence britannico Gchq (coinvolto nel Datagate) e la Nsa hanno partecipato allo sviluppo del virus Regin. Durante lo scandalo del Datagate, si è scoperto che la Nsa spiava anche i cellulari personali dei presidenti: non solo quelli alleati dell’America latina come la brasiliana Dilma Rousseff, ma anche capi di stato europei come Merkel.

Si spiava per motivi politici, militari o economici, ma anche personali. Lo ha rivelato alla vigilia di Natale lo stesso controspionaggio Usa, rispondendo a una richiesta dell’Unione americana per le libertà civili e in base alla Legge sulla libertà di informazione. Tra le ammissioni (di poco conto), vi è anche quella di una analista della Nsa che avrebbe carpito nomi e numeri telefonici dall’agenda del marito all’insaputa del medesimo, sospettato di avere un’amante.

Le rivelazioni della Nsa, che sarebbe in possesso di intercettazioni radio captate dalla sua postazione di Cipro, potrebbero invece far luce sul mistero della morte di un segretario generale dell’Onu, Dag Hammarskjold, scomparso in una catastrofe aerea in Zambia nel 1961.
Secondo l’ex agente segreta britannica, Annie Machon, oggi scrittrice, ci sono ancora molte spie della Cia nascoste in Europa per carpire dati ed effettuare operazioni sotto copertura come la gestione di prigioni segrete.