«Il virus è clinicamente morto», disse il primario del S. Raffaele di Milano Alberto Zangrillo. Quella frase di fine maggio aprì la «fase due» degli esperti, da allora divisi tra una maggioranza di «prudenti» e un’avanguardia di «ottimisti» impegnati a contrastare le linee-guida del governo.

ZANGRILLO CITAVA prove inequivocabili contenute in uno studio in procinto di essere pubblicato, secondo cui tra aprile e maggio la carica virale nei pazienti di Covid-19 in Lombardia era molto diminuita. Gli autori principali di quella ricerca, i microbiologi Massimo Clementi e Guido Silvestri, sono altri due «ottimisti». Silvestri è il sostenitore di un «rapido, progressivo e convergente adattamento di Sars-CoV-2 all’ospite umano», che fa apparire ingiustificati il distanziamento e le mascherine.

Che il virus diventi più innocuo non è escluso. Ma l’adattamento all’ospite può renderlo anche più contagioso. Non rimaneva dunque che aspettare i dati di Clementi e Silvestri. Dopo tanti annunci, lo studio è stato ora pubblicato sulla rivista Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, non autorevolissima ma amica visto che nel comitato editoriale figura un altro degli autori, Giuseppe Lippi dell’università di Verona.

SORPRESA: I DATI dicono esattamente il contrario di quanto sostengono dagli ottimisti. È vero che nei casi positivi si osserva una carica virale inferiore rispetto ad aprile, ma questo non è dovuto all’indebolimento del virus: «i casi più recenti sono stati infettati da una carica virale più bassa grazie al distanziamento sociale, al lavaggio delle mani e all’uso delle mascherine». Il virus, invece, è sempre lo stesso, «in assenza di dati molecolari confermati su mutazioni del genoma virale». In altre parole, il virus è ancora pericoloso e ogni imprudenza potrebbe costarci cara.

LA «GUERRA DEI VIROLOGI» è finita in una bolla di sapone. Ma ha lasciato strascichi nell’opinione pubblica. Chi ha osservato la vicenda attraverso i media ha avuto l’impressione di una comunità scientifica litigiosa i cui consigli vanno presi con le pinze. Oppure, peggio, molti hanno iniziato ad ascoltare solo l’esperto che più asseconda il proprio punto di vista: dal legittimo desiderio di riaprire i ristoranti a quello, altrettanto comprensibile, di tenere chiuse le scuole a settembre per ragioni di sicurezza. Ogni tipologia sociale ha l’esperto giusto a cui affidare i propri like.

QUAL È LA POSTA IN GIOCO nella competizione mediatica tra gli esperti? L’esposizione televisiva oggi non serve solo a titillare la vanità degli scienziati, ma influenza direttamente programmi di ricerca e politiche sanitarie. Grazie al battage sui media e in rete sono nate sperimentazioni farmaceutiche, consulenze strapagate, persino carriere politiche.

Come hanno intuito i politici più attenti nel fiutare il vento, la diatriba tra virologi coagula sensibilità più ampie da trasformare in bacini elettorali. Ecco perché il 27 luglio in Senato sarà Matteo Salvini ad aprire il convegno «Covid-19 in Italia. Tra informazione, scienza e diritti». Con lui tutti i big del partito degli ottimisti: dai citati Zangrillo e Clementi a Maria Rita Gismondo e Matteo Bassetti (in febbraio paragonavano il Covid-19 all’influenza) fino al virologo Giulio Tarro, secondo il quale le mascherine «ormai non servono più».

Attesi due habitué delle risse tv, come Vittorio Sgarbi e Paolo Becchi. Sulla locandina figura anche Guido Silvestri, altro «ottimista». Invece ha declinato l’invito contro ogni strumentalizzazione politica, sollecitando a fare altrettanto i suoi soci del «Patto trasversale per la scienza»: è l’associazione fondata insieme al virologo-star Roberto Burioni per «la promozione e la diffusione della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia», cui aderiscono quasi tutti gli scienziati citati.

Clementi e Bassetti invece da Salvini ci andranno eccome. «Sono un uomo libero e nessuno mi può impedire di accettare un invito a parlare di argomenti scientifici», dice Bassetti. Aveva pure diffidato Sgarbi dal nominarlo per non ridicolizzare il messaggio «ottimista», ma adesso pur di sedersi accanto al critico d’arte lascerà Silvestri. Anche Clementi è pronto a uscire dal Patto. Che a sua volta subisce le stesse accuse di parzialità, da quando il presidente Pierluigi Lopalco si è dimesso per candidarsi in Puglia a sostegno di Emiliano.

«IL PROGRESSO della Scienza è un valore universale dell’umanità, che non può essere negato o distorto per fini politici» scrivono quelli del Patto. Invece, l’incidente segna l’ennesima smentita della neutralità della comunità scientifica: gli esperti si dividono pure quando i dati, come quelli sul virus, metterebbero tutti d’accordo. Può capitare, perché il metodo scientifico aiuta, ma non basta per calcolare il giusto rapporto tra scienziati, politica e società.