Bisogna imparare a convivere con il Covid 19. Molto di quello che accadrà nelle prossime settimane è affidato ai comportamenti individuali e collettivi, oltre che alle normative che si adotteranno e all’utilizzo di internet per monitorare il comportamento del virus. L’alternativa sicurezza/libertà è particolarmente bruciante. Sapendo che in questa fase «più libertà» vuol dire «meno sicurezza» e «meno salute». Questa contraddizione impone inevitabilmente un ripensamento riattualizzante della coppia diritti/libertà.

IN QUESTA PROBLEMATICA si inserisce la riflessione più recente di Michele Mezza in Il contagio dell’algoritmo. Le idi marzo della pandemia (Donzelli, pp. 262, euro 14,00). Si tratta della puntuale ricostruzione di come si è diffuso nel mondo il virus e di quali problemi abbia posto all’uso delle tecnologie informatiche per combatterlo, dal momento che «il virus si diffonde ovunque» ed è «potente come la Rete». D’ora in poi, secondo l’autore, si tratterebbe d’impostare una strategia di contenimento usando tutte le risorse della Rete a iniziare dalla tracciabilità dei contagi.
Mezza, giornalista di lungo corso con un passato in Rai, attualmente docente di Marketing e New media all’Università Federico II di Napoli, aveva già posto in altri saggi il tema della democratizzazione dell’uso dell’algoritmo attraverso la contrattazione con i grandi depositari di dati quali Google, Amazon, Facebook… In Algoritmi e libertà (Donzelli, 2018) per esempio problematizzava la centralità della questione del calcolo nei nuovi conflitti che andrebbero aperti su tutto lo spettro delle dinamiche sociali per non restare prigionieri di una presunta neutralità dei numeri. Questa volta indagine e proposte partono dall’attualità della pandemia. L’utilizzo della Rete si è rivelato infatti fondamentale per monitorare i focolai, capire le curve statistiche, mappare la diffusione del virus e combatterlo.

LA TESI DI MEZZA è che si potrebbe fare molto di più. Se il potere reale è nelle mani di chi gestisce le tracce online di ognuno di noi, occorre che quel potere non rimanga a disposizione di pochi privati. Occorre invece che le istituzioni pubbliche entrino anche in questo campo dicendo la loro e contrattando, mentre ognuno di noi è chiamato ad aumentare le proprie competenze critiche in materia. Non basta assolutamente che poco più di quattro milioni di italiani abbiano scaricato l’applicazione «Immuni» che dimostra la potenzialità anti Covid 19 di internet.

A COLPIRE È TUTTAVIA la difficoltà a maneggiare l’approccio proposto da Mezza da parte della politica e dei sindacati che si fermano sulla soglia della pubblicità dei dati individuali come se la nostra vita non fosse già tracciata in lungo e in largo (internet, telefonini, carte di credito, eccetera). Questa volta – è l’ammonimento dell’autore – siamo di fronte al difficile equilibrio da ritrovare tra diritti individuali e diritto alla salute. La diffusa insofferenza verso la presunta compressione delle libertà, se si mettesse un limite all’uso degli algoritmi senza controllo, si spiega con la diffusa introiezione della categoria di «libertà» intesa quasi esclusivamente come problema individuale al di fuori del contesto in cui si esercita (l’eccezionalità attuale). La pandemia ha invece rotto la ritualità della discussione sulle libertà degli ultimi anni riproponendo le coppie «individuo-welfare», «collettività-welfare» che avevamo dimenticato in anni di liberismo dominante.

OGGI LO STATO SOCIALE – è opinione che si fa strada – va ripensato proprio a partire dai problemi dalla pandemia e dall’orizzonte della ricerca contenuta nel libro di Mezza che è un input. Ciò non vuol dire sottovalutare i temi di costituzionalità che interventi di limitazione delle libertà (tipo lockdown prolungati o settoriali) possono aprire. Il tema che però ha posto con drammaticità il Covid 19 è il necessario ripensamento della coppia libertà/diritti individuali in un aggiornato rapporto tra libertà/diritto al welfare, in quanto salute e vita fanno parte dei beni primari: non sono indissolubili da una idea collettiva di società in cui anche il problema del controllo degli algoritmi diventa prioritario.
Il volume è arricchito da un’introduzione di Enrica Amaturo, da un saggio del virologo Andrea Crisanti e dalla testimonianza di Roberta Pelachin sulle ultime riflessioni del filosofo della scienza Giulio Giorello recentemente scomparso che in passato aveva collaborato con le ricerche di Mezza.