Viruscinese-Informatico

Un vero e proprio contrappasso per un paese accusato – spesso – di essere l’origine di attacchi informatici contro altri stati, di avere unità segrete, altrettanto segretamente addestrate a «bucare» sistemi considerati nemici: ieri sarebbero stati «centinaia di migliaia» i personal computer infettati da Wannacry in Cina. Almeno 29.372 sedi di istituzioni cinesi, incluse quelle di agenzie del governo. Dalle infrastrutture tecnologiche delle università, fino agli ospedali e ai tanti computer dei tantissimi ministeri, sedi amministrative, del partito, delle province, delle città. Wannacry ha significato un rallentamento di miliardi di pratiche quotidiane.

Basti pensare che ieri le autorità hanno definito l’attacco come «una sfida senza precedenti in materia di sicurezza su Internet».

Secondo la compagnia di sicurezza informatica Qihoo 360 Wannacry avrebbe piantato i pc di professori e studenti in 4.000 università e centri di ricerca, «sebbene non sia chiara ancora la profondità del danno». Anche in Cina come in altri paesi del mondo nella serata di ieri si avevano molti dubbi sulla possibilità che tutto potesse essere finito: oggi potrebbero esserci altri attacchi o conseguenze, anche perché la lotta per debellare il virus non sarebbe stata ultimata, sebbene, secondo quanto ha riferito l’Amministrazione del Cyberspazio di Pechino, il «ransomware sta rallentando la propria penetrazione nelle unità informatiche». Tra gli altri colossi dell’economia, Petrochina sarebbe riuscita ieri a rendere operativo l’80% della sua rete.
Gli organi adibiti al controllo della rete informatica cinese hanno avvisato la popolazione circa le operazioni base, come installare e aggiornare i software di sicurezza, mentre polizia e il governo hanno fatto sapere di aver adottato misure contro l’attacco hacker, così come le compagnie di sicurezza, come Tencent e Kingsoft Security.