L’avvocato Emanuele Solari, che difende l’ex appuntato Giuseppe Montella nella vicenda della caserma Levante di Piacenza, dopo l’interrogatorio del suo cliente ha detto: «Ha pianto. Si può sbagliare per ingenuità, per vanità, per tante cose». Montella è indagato e in arresto, con cinque colleghi, per arresti illegali, torture, lesioni, estorsioni, spaccio di droga, fatti così gravi e protrattisi così a lungo (almeno dal 2017) che hanno portato alla chiusura della caserma e alla rimozione di tutta la catena di comando provinciale dell’Arma. Non è dell’indagine che voglio parlare, ma delle parole dell’avvocato.

Ora, si sa che un legale difende gli interessi del proprio cliente e, in un caso di clamore mediatico come questo, si trova a farlo anche di fronte ai giornalisti e all’opinione pubblica. Uno può scegliere le parole e le strategie che ritiene più opportune per smorzare l’incendio e, siccome in questo caso siamo di fronte a un vero e proprio rogo, il lavoro di pompiere avvocato è arduo. Si può svicolare, si possono dire frasi generiche e di rito, si potrebbe persino tacere scegliendo il basso profilo del silenzio stampa. Ma se uno, di fronte allo tsunami di Piacenza, dice «Si può sbagliare per ingenuità, per vanità, per tante cose» si candida a vincere il premio «Becco di ferro dell’anno».

Becco di ferro è un’espressione tipica del dialetto parmigiano (Bec ed fer), e anche a Piacenza dovrebbero conoscerla. La si usa per dire che uno ha una gran faccia tosta, ma proprio grossa, talmente gigantesca da sfidare impavido pernacchie e il tipico «Mo va a caghèr». Il becco di ferro può rivelarsi utile per sdrammatizzare una figuraccia, infilarsi dove non si avrebbe diritto, sfidare la sorte, corteggiare, insomma per tutte quelle situazioni in cui un po’ di sfacciataggine può aiutare. C’è chi lo sviluppa perché portato dall’indole, chi ne abusa, chi lo sfodera come una clava e chi lo spinge al di là del senso di vergogna.

Quel «Si può sbagliare» dell’avvocato Solari suona come un’implicita ammissione che qualcosa è successo, solo che quanto accaduto nella caserma non sono sbagli, ma reati gravissimi, ancor più gravi se commessi da forze dell’ordine. Chiamarli errori significa sminuirne il peso, derubricarli a una leggerezza, un inciampo, ohibò. Il carico da novanta arriva poi con quel «per ingenuità, per vanità». Quali sono le ingenuità in questa storiaccia? Costruire prove false, spacciare, torturare? E quali le vanità? Fotografarsi trionfanti e con mazzette di denaro insieme a degli spacciatori? Raccontare al figlio undicenne come le ha date a un arrestato? Presentarsi armato da un concessionario per convincerlo, si fa per dire, a vendere a un suo sodale, un trafficante di droga, un’Audi nuova per diecimila euro? Organizzare feste con gli amici mentre l’Italia è chiusa in casa per il lockdown? Se invece l’avvocato voleva dire che Montella poteva stare più accorto e non esibire con tanta sicumera le sue prodezze, sarebbe anche peggio.

Candidato nel 2017 a sindaco di Piacenza nelle liste di Forza Nuova, Solari fu onorato dalla presenza del segretario nazionale Roberto Fiore che venne di persona a sostenerlo. Servì a poco perché la lista non raggiunse il minimo delle firme necessarie, ovvero 350 che su quasi 105mila abitanti sono poche, ma sempre troppe per un movimento neofascista quale Fn. I punti cardine del suo programma erano immigrazione, aiuto agli ultimi e ambiente. Parole che, come vanità e ingenuità, possono assumere differenze abissali perché dipende sempre da chi le dice, come le intende e a che contesto le applica.

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