«Gli ospiti del Centro non sono detenuti e quindi sono liberi di andare dove vogliono». E’ la risposta con cui la Caritas italiana replica alla polemica sollevata dai sottosegretari agli Interni Stefano Candiani e Nicola Molteni che ieri hanno denunciato la scomparsa di 40 dei 144 migranti sbarcati dalla nave Diciotti della Guardia costiera. «Erano così disperati che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove», hanno detto i due esponenti politici. «È l’ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business».
Stando alle informazioni fornite dal Viminale le persone che si sono allontanate dai centri nei quali erano ospiti sarebbero tutte maggiorenni.

In realtà la cosa è meno strana di quanto il ministero degli Interni vorrebbe far credere. Quelle nelle quali sono ospitati i profughi sono strutture aperte, dalle quali è possibile uscire ed entrare liberamente. E chi «sparisce» nella maggior parte dei casi lo fa perché spera di riuscire a raggiungere un familiare. «Il Viminale può dire tutto quello che vuole, rigirarla come preferisce e dire la sua verità per portare a casa qualche vantaggio… ma io ho visto nei loro occhi una storia non solo drammatica, direi davvero terribile della loro vita; poi, ciascuno la calibra a suo modo», ha commentato don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana.

Nel frattempo il Viminale si è guardato bene dal rispondere alle domande che gli ha ricolto il deputato di + Europa Riccirdo Magi. «Con quale criterio intendete individuare tra le oltre 100 persone sbarcate dalla Diciotti, le 20 da destinare in Albania? Con quale procedura intendete trasferirle?», aveva chiesto Magi. «Non ho ricevuto alcuna risposta, se non un generico richiamo a un’interlocuzione in corso con le autorità albanesi e al fatto che l’Albania sia considerato un paese sicuro. Questo Governo sta inaugurando delle prassi che travolgono le norme e di questo dovrebbero essere preoccupati tutti i cittadini, a prescindere da come la pensino sull’immigrazione».