Sarà che erano passate solo poche ore dal giuramento al Quirinale e quindi al ministero dell’Interno – da ieri mattina formalmente nelle mani dell’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese – ancora non avevano ricevuto le istruzioni giuste. O magari che il governo della discontinuità è ancora in rodaggio e tarda un po’ a far vedere che è davvero diverso dal precedente. Fatto sta che ieri, una volta assodato che l’aria a Roma è cambiata, o almeno dovrebbe, dalla nave Alan Kurdi hanno chiesto al Viminale se il decreto Salvini fosse ancora in vigore. La risposta ricevuta ha lasciato di stucco i volontari della ong tedesca Sea Eye: «Ci hanno detto che sì, è ancora valido e quindi per noi resta il divieto di ingresso nelle acque territoriali». Ma anche il rischio di essere pesantemente multati e di vedersi sequestrare la nave. Tutte le misure repressive pensate dall’ex ministro Matteo Salvini nella sua guerra contro le ong e che Pd e M5S hanno assicurato di voler cambiare. E dire che basterebbe una semplice direttiva del nuovo ministro per consentire all’ultima nave di una ong ancora bloccata in mare di arrivare finalmente in un porto sicuro.

Lo stop del Viminale è stata una doccia fredda per l’equipaggio ma soprattutto per i 13 migranti salvati sabato scorso in area Sar maltese e da allora bloccati sulla Alan Kurdi. «A quanto pare anche il nuovo governo italiano mantiene una posizione di fermezza contro i salvataggi compiuti da civili», ha commentato il capomissione di Sea Eye Jan Ribbeck.

Una volta chiusi i casi delle navi mare Jonio e Eleonore, delle ong e Mediterranea e Lifeline, nessuno ha più pensato che una terza nave con un piccolo gruppo di migranti attendeva ancora di poter attraccare. Praticamente dimenticata, l’Alan Kurdi da cinque giorni sosta nelle acque internazionali davanti l’isola di Malta, dove si è recata dopo che il 31 agosto prima Salvini, poi i ministro della Difesa Trenta e dei Trasporti Toninelli hanno firmato divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. Da allora le autorità della Valletta continuano a vietare l’ingresso in porto alla Alan Kurdi nonostante il soccorso si sia svolto nella area Sar (ricerca e salvataggio) maltese. Silenzio anche da Bruxelles dove nei giorni scorsi, mentre era al lavoro alla ricerca di Paesi disponibili ad accogliere i migranti che si trovavano sulla Eleonore, la Commissione europea ha spiegato di non aver ricevuto indicazione da nessuno Stato membro per coordinare i ricollocamenti per l’Alan Kurdi.

Intanto a bordo della nave la situazione si fa sempre più difficile, nonostante le rassicurazioni dell’equipaggio ai migranti. Tra i quali cresce il nervosismo. «Dormono sul ponte e con il maltempo in un container», raccontano i volontari della ong tedesca. «Da martedì due persone hanno sofferto di attacchi di ansia aumentando lo stress delle persone che gli sono vicine. C’è chi vorrebbe raggiungere Malta a nuoto e due ragazzi dopo aver parlato apertamente di suicidio si sono arrampicati sulle reti di sicurezza». La ong tiene continuamente aggiornato il governo tedesco della situazione, senza però che la situazione si sblocchi. Ma è soprattutto a Roma che si guarda da bordo. «Evidentemente – spiegano i volontari – il nuovo governo vuole dimostrare che non serve Salvini per contrastare chi svolge soccorso in mare».