Rampage – Furia animale è la terza collaborazione fra Dwayne Johnson e Brad Peyton, dopo Viaggio nell’isola misteriosa e San Andreas. Adattamento dell’omonimo videogioco prodotto da Midway Games negli anni Ottanta, il film presenta in realtà delle differenze sostanziali rispetto alla fonte. Nel gioco sono i protagonisti a trasformarsi in mostri, mentre nel film spetta a un gorilla albino (interpretato da Jason Liles), a un lupo e a un coccodrillo subire delle metamorfosi mostruose a causa di un esperimento genetico condotto su una stazione orbitale, finito malissimo, i cui esiti giungono sulla terra dopo una spettacolare esplosione.

Rampage – Furia animale esemplifica un’idea che si è affermata da tempo nella produzione statunitense: il cinema catastrofico come macro-genere e paradigma unico del cinema spettacolare. La ricetta è semplice: si prende il kaiju eiga (il film di mostri giapponese), lo si aggiorna alla lezione di Roland Emmerich e si riconduce il tutto a un canovaccio narrativo riconducibile alla progressione lineare di un videogioco. Il film inizialmente stenta, i dialoghi stagnano e la sceneggiatura tradisce il suo disinteresse nei confronti dei momenti di puro raccordo narrativo. Quando però arrivano le botte da orbi, il film si fa perdonare tutto o quasi. «Eccerto: il lupo vola!», esclama Dwayne Johnson strizzando l’occhio allo spettatore. Come dire: tutto è permesso, tutto è possibile. Anche che – in fondo – il virile Johnson sia la Fay Wray del suo bianco King Kong. Perché no?