La giunta regionale ligure vota contro i No Border di Ventimiglia. E chiede lo sgombero. Insieme a Lega e Forza Italia, anche il Pd. Contrari, la Lista Pastorino e il Movimento 5 Stelle che non hanno sottoscritto l’ordine del giorno sul «ripristino della legalità a Ventimiglia» e che ne hanno impedito l’approvazione. Un voto che, nelle parole della leghista Sonia Viale, avrebbe dovuto dar sbocco alle richieste del «territorio di Ventimiglia» per far sloggiare dalla frontiera di Ponte San Ludovico il presidio autogestito dai migranti. Diversa la posizione della Rete a Sinistra.A giugno, Luca Pastorino si è recato a Ventimiglia insieme al deputato di Sel Stefano Quaranta, che ha di recente annunciato un’interrogazione parlamentare sulle denunce e i fogli di via comminati agli attivisti No Border.

A chi duole il presidio? Senz’altro alle destre xenofobe del Ponente Ligure, che aizzano il perbenismo dei commercianti locali. E, per il 4 ottobre, un “Comitato straordinario” della cittadina di frontiera ha organizzato un’assemblea pubblica «verso la legalità e oltre la solidarietà» presso il Piazzale della Stazione. Nei locali della ferrovia è ospitato un altro gruppo di migranti. Il loro quotidiano è gestito dalle associazioni locali e dalla Croce rossa. Una presenza “tollerata” obtorto collo, ma comunque considerata più accettabile di quel presidio No Border «che occupa abusivamente il suolo pubblico». Un’isteria che ha rivolto i propri strali contro il vescovo Antonio Suetta, che presiede l’arcidiocesi Ventimiglia Sanremo e che ha donato 2.000 euro al presidio autogestito. Suetta ha organizzato un incontro pubblico dal titolo “Rifugiati: quali diritti? In quale Europa?” per oggi alle 21, nella chiesa di San Nicola da Tolentino, a Ventimiglia. Un invito fatto pervenire ai No Border per parlare del presidio permanente e delle opzioni possibili. Il sindaco Enrico Ioculano ha fatto sapere che non andrà.

Monsignor Suetta sembra invece voler seguire le indicazioni di papa Bergoglio, che ha chiesto a vescovi e sacerdoti di aprire le porte ai migranti. Qualcuno, come il nuovo sostituto del vescovo di Albenga lo ha già fatto. Nel campeggio autogestito della frontiera, stazionano 200 migranti in transito. Come molti giornalisti hanno potuto constatare, il presidio è pulito e ben organizzato. Sotto le arcate della ferrovia e in un locale dismesso della Pro-loco funzionano un media center, una cucina itinerante, corsi di lingua e di arteterapia e docce alimentate con energia alternativa. Ma con l’arrivo del maltempo e delle mareggiate, le cose si fanno difficili.

L’11 giugno, un gruppo di migranti che cercava di attraversare il confine è stato caricato dalla polizia e spinto sugli scogli dei Balzi Rossi. E ha deciso di resistere, raggiunto dalla solidarietà locale e internazionale. Allora, il comune aveva fatto costruire dei bagni chimici – presto diventati infrequentabili perché sulla strada di transito – lasciando intendere una disposizione al dialogo, poi venuta meno.