Il vertice di Lima di martedì, capeggiato da Messico, Argentina e Brasile, si è chiuso con la dichiarazione congiunta di 12 paesi e 16 misure da attuare subito.

Tra queste l’etichetta di «dittatore» per Maduro e il rifiuto di riconoscere la legittimità dell’Assemblea Costituente venezuelana e di tutti gli atti che prenderà. Visto il ruolo legislativo che l’Anc ha assunto secondo la costituzione chavista vigente, significa chiudere con Caracas.

E ieri gli Stati Uniti hanno allargato le sanzioni ad altre otto personalità venezuelane, tra cui Adan Chavez, fratello dell’ex presidente, e  Hermann Escarra, suo braccio destro.

Per l’isolamento del governo venezuelano passa ormai la strategia delle opposizioni e degli Stati Uniti che utilizzano gli alleati regionali per far implodere il presidente Maduro. La trasformazione del continente, con l’ascesa delle destre nei paesi chiave, avrà un ruolo centrale nel futuro prossimo di Caracas.

Resistono gli undici membri dell’Alba, coalizione bolivariana di paesi latinoamericani (da Cuba all’Ecuador) che da Caracas ha definito l’Anc «un atto sovrano» e denunciato le sanzioni Usa, «una violazione del diritto internazionale con il solo scopo di ostacolare il popolo bolivariano».

Dopo il vertice peruviano ha parlato anche Maduro che ha proposto un «grande dialogo regionale con il Messico, l’Argentina, la Colombia, non so il Brasile perché non ha un governo legittimo, Cile e Paraguay».

All’interno intanto lo scontro è passato dalle strade agli uffici del potere. Dopo l’eclissi delle manifestazioni delle opposizioni, a confrontarsi sono soggetti che tra loro non si riconoscono come legittimi, una sorta di doppio parlamento senza via d’uscita all’orizzonte: gli appelli di Maduro alla riconciliazione non sono stati raccolti dalle destre che vedono nello scontro definitivo il solo modo per modificare i vertici venezuelani.

Ieri l’Anc ha forzato una nuova rottura, dichiarandosi corpo superiore ad ogni altra istituzione. Ovviamente tra queste c’è il parlamento, la cui maggioranza dei seggi è in mano alla destra e la cui aula è ora luogo di incontro dei membri della Costituente.

Delcy Rodriguez, presidente dell’Anc, ha annunciato l’approvazione del decreto che vieta agli attuali parlamentari di interferire con le leggi che l’Assemblea passerà. «Non minacciamo nessuno – ha detto il vice presidente Isturiz – Cerchiamo un modo di coesistere».

Nelle stesse ore entrava a regime la Commissione verità e giustizia, corpo dell’Anc che indagherà sulle vittime degli scontri e punirà i responsabili.

Per le destre altro non è che un tribunale militare per cancellare gli oppositori; per il governo – che ha dalla sua le prove che dimostrano come buona parte dei 124 morti da aprile siano dovuti a azioni di gruppi paramilitari o dei manifestanti antigovernativi – è il primo passo verso la pacificazione.

Su questo sono intervenute personalità del calibro del premio Nobel per la Pace Esquivel e lo scrittore Frei Betto per condannare l’ultimo rapporto di Amnesty International: in una lettera aperta a cui hanno aderito numerosi firmatari, denunciano le ricostruzioni false sulle violenze nel paese, che Ai attribuisce solo al governo, tacendo sugli atti di terrorismo delle opposizioni di destra.