Opposti eppure speculari, ben distinti ma non distanti come nei rispettivi programmi, ed entrambi originari della Germania-Ovest che dopo l’era della Ragazza dell’Est vuole tornare a contare come negli anni Novanta.

Robert Habeck e Christian Lindner sono il co-leader dei Verdi e il segretario del partito liberale ma anche i due nuovi kingmaker della politica tedesca trasformata dal voto federale di domenica scorsa. Il primo ha già soppiantato la candidata Annalena Baerbock strappandole il ruolo di vice-cancelliera in pectore nei negoziati per il nuovo governo; il secondo è l’uomo del miracolo capace di resuscitare il moribondo Fdp che nel 2013 venne escluso dal Bundestag per non aver superato la soglia di sbarramento.

Insieme hanno raggiunto l’obiettivo incredibile anche solo tre mesi fa: disarmare i due volkspartei padri-padroni di Parlamento e Cancelleria, Spd e Cdu, incapaci di superare la soglia-chiave del 30%. E in comune i due leader hanno esattamente la stessa parola d’ordine: far diventare la Bundesrepublik «un Paese moderno», ovvero il contrario di Angela Merkel che ha governato per 16 anni promettendo ai tedeschi: «La Germania resterà la Germania».

Per questo Habeck e Lindner sono perfettamente d’accordo sulla digitalizzazione, i massicci investimenti sulle nuove tecnologie e perfino la legalizzazione della cannabis che la GroKo non si è mai sognata neppure di immaginare.

Oggi si incontreranno a Berlino per il secondo colloquio esplorativo tra i loro partiti – insieme a Baerbock e al presidente di Fdp Volker Wissing – in vista delle due opzioni sul tavolo: la coalizione “Semaforo” con il socialdemocratico Olaf Scholz o la “Giamaica” con il democristiano Armin Laschet.

IL REALISTA Classe 1969, originario di Lubecca, sposato con quattro figli, cristiano-laico, appartiene alla corrente dei Realos: l’anima opposta alla Sinistra interna al partito ambientalista.

Da sempre Habeck ha fatto del pragmatismo il suo faro politico ed è davvero, sulla carta, il miglior pontiere per le alleanze innaturali. Dopo le elezioni del 2017 nello Schleswig-Holstein è stato tra i costruttori proprio della coalizione “Giamaica” con Fdp al Parlamento di Kiel. Con questa geometria diventa ministro della Transizione energetica conquistando anche la poltrona di vice-governatore. E comincia subito a farsi notare per la capacità di mediare interessi opposti, come dimostra la “pace delle cozze” del 2015: l’accordo per rendere ecologicamente compatibile l’allevamento di mitili. Ma Habeck vince anche la sfida sulle rinnovabili: durante il suo mandato la produzione di energia pulita nello Stato passa da 5,3 a 10 gigawatt rendendo superflua la costruzione della centrale a carbone di Brunsbüttel.

Risultati tangibili, anzi come dice lui, «pratici». Anche se spesso il suo pragmatismo ha fatto discutere. Favorevole all’evacuazione dei profughi dai lager della Grecia, rimane più che preoccupato dell’estremismo islamico tanto da proporre la messa al bando delle associazioni salafiste. Ma è tutt’altro che pacifista: a maggio la sua visita ufficiale in Ucraina su invito del presidente Zelenskij è diventato un vero e proprio caso politico-diplomatico: Habeck si è dichiarato favorevole all’esportazione di armi tedesche «per la difesa» attirandosi le critiche non solo di Mosca ma anche dei Verdi. Oggi, però, è un altro prezioso punto in comune con l”anti-russo” Lindner.

IL RAGAZZO PRODIGIO Nato nel 1979 a Wuppertal, Lindner è davvero l’enfant prodige della politica tedesca. Ben prima degli studi in Scienze politiche diventa l’astro nascente dei liberali bruciando le tappe nel partito. Iscritto a Fdp dal 1995, tre anni dopo è già nel comitato esecutivo del Land e nel 2000 diventa il più giovane deputato della storia al Parlamento locale. Prima di assumere la carica di vice del Gruppo parlamentare ed entrare nel 2007 nel comitato esecutivo nazionale di Fdp. In parallelo persegue la carriera militare che lo porta a diventare maggiore della riserva della Luftwaffe. Eletto al Bundestag nel 2009, viene subito promosso a segretario generale di Fdp fino alle dimissioni del 2011 per incompatibilità con l’ala euroscettica. Ma torna in sella già l’anno dopo, quando conquista l’8,6% dei voti in Nordreno-Vestfalia contro tutti i sondaggi. Così, quando nel 2013 il crollo elettorale di Fdp costa la testa del segretario Philipp Rösler, Linder ne prende il posto e impone la sua linea.

Contrario alla politica di benvenuto dei migranti di Merkel (nel 2015 chiese la commissione di inchiesta contro di lei), per Lindner i profughi salvati in mare vanno riportati in Africa e non in Europa. Ma si oppone anche allo stop ai motori a scoppio e ai limiti di velocità in autostrada. Ciò nonostante con Habeck vuole costruire «un’alleanza stabile». Sicuro delle affinità elettive (nel senso dei voti) tra i due.