Marlene Contreras, ministra del Turismo del Venezuela, è stata ospite d’onore alla Fitcuba di Jardines del Rey. Dopo un giro di incontri fra gli stand della fiera ha accettato di rispondere alle domande del manifesto.

Anche in questa occasione, segnata dalle aperture con gli Stati uniti e con gli investitori privati, Cuba ha voluto dare un segnale di vicinanza con il Venezuela socialista. Cosa porta a casa il suo paese da Cayo Coco?
Cuba e Venezuela sono paesi fratelli, e come in tutte le famiglie che si rispettino i fratelli si aiutano. La nostra è un’amicizia di lunga data, che ha qualificato lo sviluppo di nuove relazioni solidali in tutta l’America latina. Siamo venuti qui per imparare dalla lunga esperienza di Cuba nel campo del turismo e anche dalle esperienze diverse degli altri paesi dell’Italia e d’Europa. Noi lavoriamo per un turismo sostenibile a livello ambientale e soprattutto umano, abbiamo un enorme patrimonio da preservare e da offrire. Prima con il governo di Hugo Chavez e ora con quello di Nicolas Maduro abbiamo fatto passi avanti giganteschi anche a livello di infrastrutture per offrire un miglior servizio di qualità. Siamo qui per mostrare al mondo che con tutte le risorse naturali che abbiamo, e soprattutto con la risorsa più importante che è la nostra gente, possiamo dare a tutti l’opportunità di conoscere un luogo di pace, armonia e svago, ma anche un’occasione per riflettere sulla possibilità che un paese cambi in poco tempo mettendo al centro il benessere delle persone e non quello del profitto. Chi viene potrà rendersi conto che noi venezuelani siamo solidali con tutti i paesi del mondo, e che la realtà è ben diversa da quella descritta dalla propaganda malevola dei grandi media. Dopo la caduta del prezzo del petrolio, per noi è importante dare un grande impulso al turismo esterno.

La stampa dipinge il Venezuela come un paese pericoloso da cui tenersi alla larga.
Le statistiche dicono che Messico, Colombia, Honduras, Guatemala presentano ben più alte percentuali di rischio. Ma tant’è. Noi non abbiamo mai invaso nessuno, eppure gli Stati uniti ci hanno considerato una minaccia eccezionale per la loro sicurezza nazionale. Invece siamo un paese di pace e di gente che lavora onestamente e che sta costruendo con coscienza rivoluzionaria e in piena autonomia il proprio futuro. Da 16 anni. Un popolo che ha imparato ad avere a cuore la propria indipendenza e a difenderla. Il problema è proprio questo, si ha paura che la coscienza di un popolo rivoluzionario che ha realizzato grandi cose, faccia scuola. Sono qui per far conoscere la realtà di un luogo meraviglioso che offre una grande diversità di scenari: dal sole e al mare, alla neve e alla montagna e alla pianura. Ora nello stato Merida stiamo costruendo il teleferico più grande del mondo. Il turismo è un meccanismo di pace. Qui abbiamo favorito soprattutto il rapporto con le piccole e medie imprese cooperative, per un turismo sostenibile e di qualità.

I prezzi delle compagnie aeree rendono però difficile venire da voi.
Ci sono molte speculazioni. La rivoluzione ha consentito di viaggiare anche a quelli che non avrebbero mai potuto permetterselo. Per questo subiamo l’attacco delle grandi imprese e dei poteri forti, una guerra economica e il sabotaggio delle mafie che viaggiano per trafficare con i dollari a tasso agevolato. Loro vogliono risorse per pochi, noi per tutti.