Il Veneto del leghista Luca Zaia apre le danze dei ricorsi alla Corte Costituzionale contro la riforma renziana della «Buona scuola» a una settimana dall’inizio delle lezioni, il 16 settembre. «La riforma cancella il ruolo della regione – sostiene Zaia – vanificandone quei compiti programmatori e di gestione che la Costituzione le ha affidato». La partita è politica: ci sono anche i Cinque Stelle la cui intenzione è fare approvare mozioni-anti Renzi dai consigli regionali. Ci sono riusciti in Lombardia e in Puglia. Alessandro Di Battista ieri ha lanciato un appello ai rispettivi governatori Maroni e Emiliano: «Hanno ancora cinque giorni per ricorrere». All’offensiva ha replicato Francesca Puglisi (Pd): «Il Consiglio Regionale della Liguria ha respinto la mozione del M5S». «È positivo che almeno una regione abbia fatto ricorso. La Lombardia, da parte sua, lo sta valutando – sostiene Valentina Aprea, assessore all’Istruzione della Regione Lombardia – I margini sono piuttosto stretti considerando che la legge della Buona Scuola non va a toccare in maniera troppo evidente le competenze regionali». «Capisco che per Zaia un investimento di 4 miliardi di euro e un piano di assunzioni di 160 mila docenti possa sembrare una cosa strana, visto che quando era al governo del Paese ha contribuito a tagliare 8 miliardi di euro e 125 mila posti di lavoro, ma si può fare». Argomentazioni che non spostano nulla sul fronte dell’opposizione. La battaglia contro Renzi è ufficialmente riaperta. Martedì 15 settembre, primo giorno di scuola in Toscana, a Firenze – città del giglio magico – tutti i sindacati della scuola terranno un consiglio di guerra contro la riforma. In città e provincia sono state convocate assemblee del personale dalle 8 alle 12. è una vera protesta che si replicherà nei giorni successivi in tutta la regione. All’Obihall ci sarà una grande assemblea con docenti e genitori. I renziani sono irretiti. Il movimento della scuola li sfida a casa del capo e per loro questo è inaccettabile: «Non riesco ancora a capire il motivo reale per il quale in tutta la provincia di Firenze il primo giorno di scuola, debba iniziare con uno sciopero, anzi con un’assemblea sindacale quindi retribuita – ha detto Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur –  Purtroppo in questo paese vi sono gli “indignati di mestiere” che in maniera ideologica sono contro il cambiamento e sembrano voler solo il mantenimento dello status quo». Il confronto sarà duro e crescerà di intensità nel corso delle prossime settimane, man mano che la riforma inizierà a dispiegare i suoi effetti.