Lo hanno chiamato black friday, il venerdì nero del Camerun anglofono per la morte di almeno 34 persone durante un violento combattimento tra giovani presunti fuorilegge nel villaggio di Menka e l’esercito di Yaoundé. Tutto pare sia iniziato quando un gruppo di cinque ragazzi ha occupato con forza la locanda Star a Menka, sostenendo di combattere per l’indipendenza delle regioni anglofone.

Si tratta delle regioni al confine con la Nigeria che appartenevano al cosiddetto Camerun di lingua inglese che al momento dell’indipendenza si è unito con il Camerun francese vivendo sempre in una condizione di sudditanza ed emarginazione finché lo scorso ottobre, dopo una serie di proteste, non è stata proclamata l’indipendenza delle regioni chiamando il nuovo «Stato» Ambazonia.

Tornando alla cronaca di venerdì un gruppo di giovani armati, secondo la testimonianza del capo villaggio Asobo Pius Nguh, avrebbe iniziato a rapinare e terrorizzare gli abitanti: «Mi hanno minacciato con la pistola – ha raccontato il testimone -. Prima avevano torturato ed estorto denaro al capo villaggio di Matazem, hanno rapito e stuprato due ragazze che hanno rilasciato solo dopo il pagamento di un riscatto.

Avevano anche rapito altri due ragazzi, rilasciati solo dopo aver pagato, ed estorto denaro a tutto il villaggio. A questo punto abbiamo allertato l’esercito che è intervenuto uccidendo 30 persone»

Il portavoce dell’esercito Camerun, il colonnello Didier Badjeck, ha confermato l’attacco precisando che le persone uccise dopo uno scontro a fuoco con i militari erano «terroristi». Pare, tuttavia, che siano morti anche civili che non avevano niente a che fare né con l’esercito né con i giovani armati.

Il presidente della Commissione nazionale per i diritti umani (Cndhl) Chemuta Divine ha invocato il dialogo. Ha poi affermato che «le autorità chiedono alle persone di lasciare le loro case per andare nelle aree sicure, ma ditemi voi dove possono essere al sicuro le persone se non nelle loro case? Se vanno nella foresta, vengono trattati come terroristi e i militari sparano contro di loro … la gente non può più circolare e occuparsi delle sue attività a causa della paura generale e dello stato di insicurezza. Tutti questi giovani, sia militari che civili, stanno morendo perché non è stato fatto nulla per prevenire la radicalizzazione e gli estremismi».

La situazione nelle regioni anglofone del Camerun continua ad essere incerta e problematica, le violenze si ripetono a cadenze periodiche dal mese di novembre 2017 e finora né l’impegno della politica locale ne quello della comunità internazionale sono riusciti a fermare le armi.