La Costa d’Avorio è la perla di quello che fu l’impero coloniale francese in Africa. Indipendente dal 1960, è sempre stato un Paese chiave per la stabilità dell’Africa Occidentale. Guidato fin dalla sua indipendenza dal sindacalista Felix Houphouet-Boigny, conosciuto anche come il Vecchio Saggio per la sua politica fortemente filo-occidentale e suoi stretti rapporti con la Francia, che lo ha portato a fare della Costa d’Avorio il baluardo della Françafrique. Per più di 30 anni il Paese ha visto una grande crescita economica dovuta alle esportazioni di cacao, ma anche alle sovvenzioni elargite dall’occidente a Houphouet- Boigny. Il quale ha spesso interferito nella politica degli stati vicini: ebbe un ruolo importante nella deposizione del presidente del Ghana Kwame Nkrumah e anche in un paio di tentativi di golpe non riusciti nel vicino Benin.

Houphouet-Boigny personalizzò molto la politica ivoriana non solo a livello internazionale, ma anche sul piano interno con lo spostamento nel 1983 della capitale da Abidjan a Yamoussoukro, nel cuore del Paese. Qui, preso da manie di grandezza, fece realizzare una copia della basilica di San Pietro, ma di dimensioni maggiori, che fu in seguito consacrata da Giovanni Paolo II. Alla morte nel 1993 lasciò una Cote d’Ivoire impoverita, che mantiene una parvenza di democrazia solo fino al 1999, quando un colpo di stato militare del generale Guei rovescia il presidente Konan Bediè che aveva nel frattempo introdotto il divisivo concetto di “ivorianità”.

Con le elezioni presidenziali del 2000 entra in scena Laurent Gbagbo, ma c’è bisogno di una rivolta popolare per difendere la sua vittoria sul generale golpista Guei. Due anni dopo un tentativo di rovesciare Gbagbo fa precipitare il Paese in una guerra civile tra il sud filogovernativo a maggioranza cristiana e il nord musulmano ribelle cha ha fatto migliaia di morti.