«Mi rivolgo a sua Santità per sollecitare il suo contributo a favore del Diritto alla verità e alla giustizia per le vittime del terrorismo di stato dei paesi dell’America latina durante le decadi degli anni ’70 e ’80 affinché si aprano gli archivi del Vaticano e vengano declassificati i documenti riferiti al Paraguay, all’Argentina, al Cile, alla Bolivia, al Brasile e all’Uruguay nell’ambito dell’operazione Condor, che costò oltre 100.000 vittime nel Cono sud dell’America latina».

Con questo appello, Martin Almada si è rivolto al papa in occasione dell’imminente visita in Paraguay. Almada, noto difensore per i diritti umani che ha subito il carcere e le torture nel periodo in cui agiva la rete criminale delle dittature latinoamericane, a guida Cia, ha scoperto in Paraguay un importante archivio del Condor: uno dei maggiori esistenti, che documenta la nascita della rete criminale. E’ stato scoperto il 22 dicembre del 1992 ed è definito dall’Unesco «Memoria del mondo».

Almada, premio Nobel alternativo nel 2002, lamenta la lentezza e le inadempienze della giustizia del suo paese: in 25 anni di democrazia e con una nuova costituzione – denuncia – sono state pronunciate solo poche sentenze per crimini di lesa umanità avvenuti nel periodo 1954-’80 durante la feroce dittatura di Alfredo Stroessner. Per questo – ricorda – il 6 agosto del 2013, «un gruppo di vittime in rappresentanza di diversi settori della società hanno deciso di intraprendere un’azione penale contro i responsabili di quei crimini». Almada ricorda infine la situazione di totale impunità di cui godono i criminali di allora dopo il «golpe istituzionale» compiuto contro il presidente Fernando Lugo nel 2012