Sulla carta sembra il tentativo da parte di viale Mazzini di uscire dal cliché del format cercando di recuperare la formula – ora desueta – del varietà. Ed essendo due donne protagoniste, il raffronto più facile è con l’ultimo show classico dei ’70, prima della decadenza: Milleluci. Paola Cortellesi e Laura Pausini, coppia tanto improbabile sulla carta quanto ben amalgamata sotto i riflettori – almeno è l’impressione che danno nei promo di lancio di Laura&Paola che da domani e per tre venerdì consecutivi accenderà la prima serata di Rai 1, però non vedono molte affinità.

«Certo il paragone con Mina e la Carrà – sottolinea l’attrice romana – lusinga. Ma parliamo di un’altra epoca dove la Rai aveva il monopolio tv». Sforzo produttivo non indifferenteori ricco di nomi, oltre alle due conduttrici «ma in realtà non ci definiamo tali, – spiegano all’unisono – noi proviamo a raccontare il varietà secondo il nostro immaginario e le nostre esperienze» troviamo Furio Andreotti, Gianluigi Attorre, Paolo Biamonte, Giorgio Cappozzo e Ennio Meloni, sotto la direzione artistica di Giampiero Solari.

Facile obiettare che se il tentativo di superare le secche del varietà 2.0 è il ritorno all’antico, non siamo messi bene…: «Ma è proprio quella la scommessa, la cosa più nuova è fare qualcosa di iper tradizionale – si infervora la diva del pop che ha conquistato il mondo partendo da Solarolo – un varietà come solo l’Italia ha fatto e non si fanno più». Più facile investire sui format: «Certo per una questione di costi, vendere un format su scala globale con le stesse scenografie e caratteristiche, ammortizza pesantemente i costi. Il varietà non può essere pensato in troppe puntate, tutto ciò che viene costruito, autori e mezzi di produzione, si consuma in poco tempo».

Però, sottolinea Solari: «Almeno qui chi ti può eliminare il pubblico, e non una giuria…». Tanti ospiti, domani confermati Andrea Bocelli, Raoul Bova, Fabio De Luigi, Marco Mengoni e Noemi: «Ma non verranno per fare promozione – spiega Paola Cortelles, chi viene da noi si mette in gioco, con loro faremo gag o scene più complesse. Un po’ appunto come accadeva nel varietà classico, dove tutti avevano un ruolo in commedia e toccavano corde brillanti o anche drammatiche».