«Il Venezuela sta attraversando un momento molto delicato», dice al manifesto padre Miguel Matos, gesuita venezuelano, attualmente a Roma. Un prete da barricata che esercita nelle parrocchie povere di Barquisimeto e, tra una funzione e l’altra porta avanti anche l’attività musicale. Ha registrato 8 cd. L’ultimo. s’intitola «Spiritualidad tropical» e declina il Vangelo degli ultimi al ritmo scatenato dei Caraibi.

Perché ha deciso di appoggiare il chavismo, sfidando le ire delle gerarchie ecclesiastiche?
Ho cominciato ad appoggiare il proceso bolivariano quando mi sono accorto che i suoi propositi coincidevano con i contenuti espressi dalla chiesa latinoamericana nei documenti di Medellin, di Puebla e in particolare da quelli della Compagnia di Gesù fin dalla sua Congregacion General 32. Sono rimasto molto colpito dall’ex presidente Hugo Chavez, dal suo modo di avvicinarsi alla gente, dalla sua empatia verso l’altro e dal suo impegno senza riserve a difesa dei diseredati. Durante il colpo di stato organizzato contro di lui nel 2002, mi ha colpito il coraggio con cui ha saputo affrontare le difficoltà, e la capacità di inclusione e perdono che ha saputo esprimere al ritorno.

Le gerarchie ecclesiastiche restano legate al sistema di potere che ha governato durante la IV Repubblica. Hanno appoggiato il golpe del 2002. Diversi vescovi e arcivescovi chiamano per nome i golpisti di opposizione e li appoggiano apertamente. Cambierà qualcosa con il pontificato di Bergoglio?
Il ruolo della Chiesa istituzionale durante la IV Repubblica è stato assai carente nel denunciare le profonde ingiustizie che attraversavano il paese. Il grande appoggio popolare a Chavez durante il colpo di stato del 2002 ha sorpreso i vertici ecclesiastici che non erano in contatto diretto con la popolazione. Ancora oggi preferiscono conservare legami con il potere economico e politico erede della IV repubblica piuttosto che accompagnare i settori popolari nel processo rivoluzionario. Tuttavia, penso che Papa Francesco conosca sufficientemente il tipo di orientamento proveniente dai vescovi venezuelani per filtrare i messaggi mediatici che inviano sulla situazione del paese. L’arrivo di Bergoglio è una grande speranza per la Chiesa universale. I vescovi venezuelani sono tradizionalmente molto legati alla figura del Papa. Sicuramente stanno vivendo un momento di sconcerto. Non credo che oseranno scontrarsi con il Papa, ma nemmeno lo appoggeranno apertamenteSperiamo però che decidano di moderare alcune delle loro posizioni più estreme. Secondo i media di destra, sono riusciti a impedire un incontro fra Maduro e Bergoglio all’Onu, ma io credo sia soprattutto propaganda.

Qual è la situazione in Venezuela?
In questo momento è molto delicata. I livelli di scarsità dei prodotti di maggior necessità sono allarmanti. I motivi alla base cono complessi. Forse vi è stata troppa rigidità in alcune nazionalizzazioni. I livelli a cui è giunta la corruzione sono molto elevati e finora il governo non è riuscito a smantellare questi centri di corruzione tra i quali purtroppo vi sono anche responsabili militari. A questo occorre aggiungere una vera e propria guerra economica scatenata da settori imprenditoriali a livello nazionale e internazionale. Il governo non è riuscito finora a fronteggiarli con la dovuta efficacia. Il 6 dicembre vi saranno le elezioni parlamentari. Il proceso bolivariano conta sul voto cosciente della base, che è molto ben organizzata, come si è visto nella partecipazione alle primarie del Psuv (più di tre milioni). Però il rischio è che si determini un voto di castigo contro il governo a causa dei problemi di cui sopra e che potrebbe tradursi in una forte astensione. Per fortuna l’opposizione è completamente disarticolata e divisa, incapace di capitalizzare l’eventuale scontento. Ma poi, com’è già successo altre volte, il popolo bolivariano potrebbe riservarci delle buone sorprese.