La civiltà indiana si basa sulla diversità e sull’interconnessione nella natura e nella cultura. Il nostro inno nazionale è un’ode alla diversità della Terra. Cantiamo come la diversità delle culture e delle religioni sia arrivata in India dall’Oriente e dall’Occidente. Noi apparteniamo alla Terra, nella nostra diversità. La nostra prima identità è quella di cittadini della Terra, di una famiglia della Terra, che condivide il pianeta con altre specie. Non ci siamo auto-imposti il peso dell’antropocentrismo, della separazione e della superiorità rispetto alle altre specie.

L’«impero» si basava sull’illusione della superiorità di una specie, di una razza, di una religione, di un genere. La monocultura della mente è la base dell’impero. La separazione è la base dell’impero. La frammentazione e la fratturazione di sistemi interconnessi, autopoietici, auto-organizzati è la base dell’impero. La negazione della completezza è la rottura delle relazioni che sostengono gli individui nella comunità, i contadini e la loro terra, gli esseri umani e la Terra. La divisione è il terreno dell’estrattivismo. L’estrattivismo è il fondamento dell’impero.

Abbiamo assistito a una guerra continua contro la biodiversità e la diversità culturale da parte degli imperi passati e presenti. La biodiversità delle nostre aziende agricole è stata ridotta a monocolture di prodotti di base che stanno desertificando il suolo, impoverendo i nostri agricoltori e diffondendo fame e malnutrizione.

Il primo movimento indipendentista indiano mise fine al dominio della Compagnia delle Indie Orientali in quanto unito, nella sua diversità, in nome della libertà e della giustizia. Le tecnologie culturali del «divide et impera» fanno parte della violenza che gli imperi usano per mantenere il loro dominio. Le divisioni, la registrazione obbligatoria sulla base della religione e della razza e l’uso del censimento per costruire identità artificiali, frammentate e negative sono al centro dell’arsenale per mantenere il potere.

Lo spirito della libertà umana, però, non può essere spento, nonostante i ripetuti e brutali tentativi di distruggere la libertà e la diversità. E la diversità è l’essenza dell’India. Una diversità così ricca che nessuna scatola, nessuna categoria standardizzata, nessuna monocultura, può contenere. Le conseguenze di questa riduzione di identità diverse, multiple, condivise, positive, in identità negative, riduzioniste, religiose, sono alla radice della violenza nella nostra epoca. L’unità si basa invece sulla consapevolezza che siamo interconnessi, ecologicamente e culturalmente.

Invece di promuovere un’identità che scaturisca positivamente da ciò che siamo, dal lavoro che svolgiamo, dal luogo in cui viviamo, dalle relazioni che alimentiamo e che ci nutrono, l’Impero distrugge il nostro lavoro, ci sradica dalle nostre case rendendoci rifugiati, strappa le relazioni, e riempie il vuoto con identità culturali negative e imposte. Le identità definite e imposte dall’esterno sono negative, poiché definite non da «chi siamo», ma da «chi non siamo». In questi tempi di avidità senza limiti, scegliamo di resistere, vivendo e pensando come un’unica umanità su un unico pianeta.