La ministra degli esteri Mogherini annuncia che, quale prima visita del semestre italiano di presidenza Ue, si reca a Kiev e Mosca, poiché per risolvere la crisi in Ucraina bisogna «intensificare il lavoro diplomatico». Intanto però l’Italia contribuisce a intensificare la diplomazia delle cannoniere che, come quella dell’imperialismo ottocentesco, usa lo spiegamento di navi da guerra per conseguire obiettivi politici.

È infatti appena entrato nel Mar Nero uno dei quattro gruppi navali permanenti della Nato (lo Snmcmg2), agli ordini del capitano Giovanni Piegaja a bordo della fregata Its Aviere, la nave ammiraglia, affiancata da un’altra nave italiana (Its Rimini), una turca (Tcg Akçai) e una britannica (Hms Chiddingfold).

Lo spiegamento del gruppo navale, rafforzato da unità statunitensi e greche, comprende esercitazioni congiunte con le marine bulgara e rumena. Alle quali la marina russa risponde con una sua esercitazione.
Prima del gruppo navale Nato sotto comando italiano, è entrata nel Mar Nero il 15 giugno, non per una esercitazione ma per una operazione reale, la nave spia italiana Elettra. L’unità, con a bordo un centinaio di marinai e tecnici dell’intelligence, è estremamente silenziosa ed è dotata di un trentina di sistemi elettronici e acustici, installati anche su un sommergibile che dalla nave può scendere a 1000 metri di profondità. Navigando ai limiti delle acque territoriali russe, la nave spia intercetta le comunicazioni delle installazioni costiere e interne sia in Russia che in Crimea.

Il tentativo del governo Renzi di mantenere segreta la missione dell’Elettra è fallito quando l’agenzia di stampa russa Ria Novosti, citando una fonte militare-diplomatica, ha segnalato la presenza nel Mar Nero della nave spia italiana che, denuncia Mosca, conferma «la continua capacità della Nato di intercettare le comunicazioni ed effettuare spionaggio elettronico». Una bel biglietto di presentazione per la ministra degli esteri italiana, che si reca in visita a Mosca. L’unica cosa che potrebbe dire, per non perdere del tutto la faccia, sarebbe che lo spiegamento della nave spia e delle altre navi da guerra italiane nel Mar Nero è stato deciso dalla Nato. In altre parole, non a Roma ma a Washington essendo l’Alleanza sotto leadership statunitense. Esemplificata dal fatto che il Comandante supremo alleato in Europa (attualmente il generale Philip Breedlove della U.S. Air Force) è, per una sorta di diritto acquisito, sempre un alto ufficiale statunitense nominato dal Presidente. Ufficiale che, essendo allo stesso tempo a capo del Comando europeo degli Stati uniti, fa parte della catena di comando del Pentagono, ossia riceve direttamente da Washington gli ordini da eseguire anche come massima autorità militare della Nato.

Lo spiegamento della nave spia e delle altre navi da guerra italiane è stato deciso dal Jfc Naples, nella cui «area di responsabilità» rientra il Mar Nero, agli ordini di un ammiraglio statunitense (attualmente Bruce Clingan), che è allo stesso tempo comandante della Forza congiunta alleata a Napoli, delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa.

È dunque sempre il Pentagono che muove le unità della Marina militare italiana, come pedine nello scacchiere della diplomazia delle cannoniere. Portando così l’Italia, i cui governi hanno rinunciato alla sovranità nazionale, sulla via di un nuovo confronto Ovest-Est che divide sempre più l’Europa nell’interesse di Washington. Mentre la ministra degli esteri del governo italiano, oggi alla presidenza dell’Unione europea, va a Mosca per «intensificare il lavoro diplomatico».