Il volto nuovo del centrodestra a Roma, l’uomo che Giorgia Meloni è tentata di candidare a sindaco e per il quale il tavolo dell’alleanza ieri si sarebbe spaccato è Enrico Michetti. È avvocato ed esperto di questioni amministrative, ha uno studio legale nel quartiere Prati e insegna diritto degli enti locali all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale oltre che consulente Anci. «Sono 25 anni che la mia attività si basa nell’assistenza ai sindaci nelle procedure più complesse: trasporti, igiene urbana, piano regolatore, procedimenti amministrativi. Molti di questi sindaci sono ora in Fratelli d’Italia e hanno manifestato stima nei miei confronti», dichiara Michetti dicendosi disponibile a correre per il Campidoglio.

Michetti a Roma è noto per la sua striscia quotidiana ai microfoni di Radio Radio. Si tratta di una delle emittenti che compongono la galassia dell’etere romano e si occupano soprattutto di sport, anzi di calcio, anzi di Roma e Lazio. E per il tramite della febbre pallonara costruiscono senso comune, influenzano l’opinione pubblica, battono per giornate su temi sensibili. Se ne era accorto, ad esempio, Gianfranco Fini quando (da segretario di quello che ancora si chiamava Movimento sociale italiano) arrivò ad un passo dall’essere eletto sindaco di Roma. Era il 1993, Fini venne sconfitto da Francesco Rutelli, ma le liste che lo sostenevano erano infarcite di personaggi che tra le curve e le radio calcistiche si erano creati un piccolo seguito. È curioso che oggi il suo principale antagonista per la candidatura a sindaco del centrodestra (in nome della primazia della politica) sia quel Maurizio Gasparri, oggi in Forza Italia, che da missino organizzò il convegno intitolato «Una patria chiamata curva» proprio per lanciare l’operazione egemonica della destra verso il mondo dei tifosi di calcio.

Sia chiaro, Michetti a Radio Radio è un «esperto». Eppure spesso si concede la licenza di parlare di politica. Ecco perché definisce il Covid-19 come una «influenza, particolarmente grave in casi acuti» per criticare la centralità delle politiche sulla pandemia nell’agenda di governo. Non siamo proprio alla dittatura sanitaria denunciata dai No Vax e da pezzi di quel mondo cospirazionista che finisce sempre per guardare all’estrema destra, ma Radio Radio (che ha subito endorsato la corsa di Michetti) a furia di inseguire l’opinione del supposto uomo della strada quel tipo di sensibilità stuzzica. Del resto, l’emittente che fa da pulpito a Michetti negli anni Novanta sia stata protagonista della campagna a favore della cura Di Bella contro il cancro, in quella che fu la madre di tutte le battaglie anti-scientiste che in nome della «libertà di cura» incalzò il sistema sanitario e trovò una sponda politica non da poco in Francesco Storace, che fu prima presidente della Regione Lazio e dopo ministro della salute.

Che il centrodestra a Roma deve pescare una figura come Michetti ricorda in qualche modo il trumpismo. Anche negli Stati uniti, con linguaggi e in contesti diversi, la nuova destra che ha sostenuto il presidente Donald Trump ha attinto dalle miriade di radio locali che usano il microfono aperto e le campagne populiste per crearsi un seguito.