Amazon minaccia di sospendere l’attività da oggi fino al 21 aprile in Francia per rispondere alla sentenza del tribunale di Nanterre, martedì, che in base a una denuncia del sindacato Sud-Solidaires ha chiesto alla multinazionale statunitense di e-commercio di ridurre le spedizioni ai soli beni essenziali (il 10% dell’attività) e di valutare «i rischi» a cui sono sottoposti i lavoratori.

Amazon, che dovrebbe fare ricorso, ha comunicato che chiederà la cassa integrazione, pagata dallo Stato, per i circa 13mila dipendenti che ha in Francia.

«Senza possibilità di utilizzare i centri di distribuzione in Francia – dice il comunicato di Amazon – saremo costretti a restringere un servizio diventato essenziale per milioni di persone nel paese, che auspicano di avere accesso ai prodotti di cui hanno bisogno in questo periodo di crisi».

La direzione si dice «perplessa» della sentenza. Il tribunale «in modo evidente» ha valutato che la società «non ha applicato l’obbligo di sicurezza e di protezione dei lavoratori» compiendo un «illecito». Amazon ha fino a fine mese per «fare una valutazione dei rischi professionali, associando i rappresentanti del personale».

In attesa, per il tribunale l’attività deve limitarsi ai prodotti essenziali, alimentari, prodotti medici e di igiene, pena una multa di un milione di euro al giorno se la sentenza non sarà rispettata.

Già nelle settimane scorse, il ministero del Lavoro aveva chiesto, per cinque magazzini sui sei che Amazon ha in Francia, di garantire maggiori protezioni, poi la domanda era stata tolta per tre di essi dopo le informazioni venute dalla direzione.

Per il direttore di Amazon France, Frédéric Duval, «noi andiamo oltre le domande del governo» e ha elencato videocamere termiche, presa della temperatura, 27mila litri di gel idroalcolico, 1,5 milioni di mascherine e 127mila pacchetti di salviette umidificate.

I sindacati raccontano un’altra storia. Mentre i quadri dirigenti sono in telelavoro, i magazzinieri preparano pacchi a distanza troppo ravvicinata, i materiali di protezione sono scarsi e i rappresentanti del personale non sono informati.

Nelle settimane scorse, persino il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, aveva denunciato «pressioni inaccettabili» da parte di Amazon, per aumentare i ritmi al fine di rispondere all’esplosione delle ordinazioni in questo periodo di crisi per il Covid-19.

La ministra del Lavoro, Muriel Pénicaud, aveva deplorato la penuria di protezioni. Cinque lavoratori di Amazon France sono stati infettati, uno è in rianimazione.

Per Sud, la sentenza di Nanterre «apre le porte ad altre azioni». I rapporti tra il gigante Amazon e i lavoratori anche in Francia sono molto tesi. Sono state a più riprese contestate le cadenze troppo rapide, le pause ridotte, i salari troppo bassi (ma Amazon risponde che la media è del 26% superiore allo smic, il salario minimo).

Nel febbraio del 2019, Amazon è stata condannata in Francia a pagare le ferie e la tredicesima a sette carristi, nel sito di Orléans. A gennaio 2019, Amazon aveva licenziato in tronco quattro dipendenti, perché sulle reti sociali avevano appoggiato il movimento dei gilet gialli, con l’accusa di «mancanza di lealtà» verso l’azienda.

Nel sito di Saran c’era stato uno sciopero. Nell’autunno 2018 era stata fatta un’inchiesta a campione sulla situazione dei lavoratori di Amazon ed era risultato che il 70% era in stato di stress.

Altro sciopero a Saran nel giugno 2013 per denunciare, sulla scia di una protesta scoppiata nei magazzini della multinazionale in Germania, salari troppo bassi, cadenze di lavoro troppo rapide e sorveglianza di ogni istante.