Fumata nera per i 152 operai Gianetti Ruote licenziati via email lo scorso 6 luglio. Il Tribunale del Lavoro di Monza respinge il ricorso avanzato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm territoriali contro l’azienda per condotta antisindacale. Le motivazioni: non risulta alcuna «violazione degli obblighi informativi previsti dal contratto collettivo nazionale», ma solo una «difficoltà di comunicazione nelle relazioni industriali contraddistinta da un acceso conflitto tra le parti».

CHIUSURA E LICENZIAMENTI non erano però insospettabili. Nell’estate 2018 Accuride Corporation, multinazionale statunitense allora proprietaria di Gianetti, decide di sganciarsi dallo stabilimento brianzolo per poter acquisire Mefro Wheels GmbH, altra azienda produttrice di ruote in acciaio. Costretta a disfarsi della proprietà, ma intenzionata a non perdere i clienti, Accuride cede la propria partecipazione in Gianetti al fondo d’investimenti tedesco Quantum Capital Partners, con cui avrebbe stipulato un accordo. Secondo una delle ipotesi avanzate da fonti interne, Quantum avrebbe tenuto l’azienda fino a quando gli sarebbe convenuto, poi avrebbe chiuso i battenti e Accuride ne avrebbe riassorbito la clientela che, con l’urgenza di trovare un nuovo fornitore, sarebbe stata indotta a rifornirsi degli stessi prodotti a un prezzo maggiorato rispetto a quanto pattuito con Gianetti.

Un gioco d’azzardo, il cui esito si sarebbe potuto evincere dai comportamenti del soggetto finanziario. Quantum non si presenta con «un piano industriale, ma con semplici linee guida che consistono in tagli in busta paga e ridimensionamenti», afferma Vincenzo Fragetta, Rsu Fiom Cgil del sito di Ceriano Laghetto. Nei tre anni di gestione tedesca, non si realizzano investimenti né in assunzione di personale, né in acquisto di macchinari o efficientamento degli impianti.

IN ASSENZA di questi elementi, come ricavare profitti? Spremendo le macchine e sfruttando la manodopera. Perciò non stupisce che, appena insediato, il fondo imponga una drastica riduzione delle pause. Se prima era prevista un’interruzione di dieci minuti ogni ora, con le nuove direttive «avevamo solo una pausa di 10 minuti al mattino e una al pomeriggio. Hanno anche tentato di ridurre la pausa pranzo da 40 a 30 minuti», spiega Fragetta.

Contestualmente, l’azienda cerca di aumentare gli straordinari di due ore al giorno dal lunedì al venerdì e di otto al sabato. Così facendo però «avremmo oltrepassato i limiti del contratto collettivo nazionale che prevede un massimo di dieci ore settimanali di straordinari», sottolinea l’Rsu. Introdurre straordinari strutturali è un ulteriore campanello d’allarme. Se il lavoro aggiuntivo non viene richiesto in via transitoria, la sua causa non è un picco produttivo, ma il disimpegno dell’azienda. Senza investimenti, lo stabilimento diventa meno efficiente e i livelli di produttività diminuiscono.

Come essere certi che ci si trovi di fronte alla volontà di smantellare il sito e non a un semplice sforzo per comprimerne i costi? Nel caso Gianetti la risposta è semplice. Di fronte alla possibilità di ampliare il portafoglio clienti, l’azienda non fa nulla per migliorare la capacità produttiva del sito, accettando di perdere consegne. Ad aprile 2021 i lavoratori avevano organizzato un presidio sotto la sede della Regione Lombardia, proprio per denunciare il paradosso di una domanda in crescita che non sarebbero riusciti ad assorbire.

COME SPIEGARE ALLORA l’accordo chiuso di recente su ferie e manutenzione delle linee? Perché far giungere, nei giorni a ridosso della chiusura, una quantità tale di materia prima il cui smaltimento avrebbe richiesto un mese? Sul tema c’è un sapere operaio diffuso: simili espedienti sono tattiche di depistaggio perpetrate dall’azienda per abbandonare uno stabilimento senza destare i sospetti dei lavoratori. Conoscere queste tattiche può servire a giocare d’anticipo.