L’attentato di via Rasella? «I Gap comunisti italiani sapevano che ci sarebbe stata una rappresaglia… l’hanno fatto di proposito per creare odio contro i tedeschi e far sollevare la popolazione, ma questo non è avvenuto». Sullo sfondo di una sobria libreria, il mezzo piano di Erich Priebke, in maniche di camicia e gilet, ci restituisce la figura di un anziano signore che risponde, lucido e distaccato, alle domande dell’amico e sodale Paolo Giachini, molto più di un avvocato, presidente dell’Associazione “Uomo e libertà” e legale tra gli altri anche di Delfo Zorzi e di Michael Seifert, il «boia di Bolzano» ormai deceduto.

È solo un estratto confezionato ad arte per le televisioni e per i media, eppure neppure i 3 minuti e 49 secondi di video intervista postati su Youtube col titolo «Vae victis» – «Guai ai vinti», dal titolo dell’autobiografia dell’ex ufficiale delle Ss – riescono ad apparire innocui.

Ora che i resti di Priebke non hanno ancora trovato una collocazione definitiva, l’importante era divulgare le immagini dell’uomo che ha solo «eseguito gli ordini» e che alla fine dei suoi giorni condivideva il «dolore» con i parenti delle sue stesse vittime.

A tempo debito Giachini diffonderà la versione integrale del lungo video testamento in cui il gerarca nazista «affronta argomenti a 360 gradi, anche molto spinosi» e soprattutto racconta «per la prima volta la sua verità sulle Fosse Ardeatine», come ha anticipato al manifesto lo stesso legale. E l’operazione politica sarà completata.

«Lei ha passato diversi mesi qua in Italia con queste funzioni di antiterrorismo e di lotta alla guerriglia; poi dopo una serie di attentati fatti contro i tedeschi è arrivato l’attentato di via Rasella», imbecca Giachini. «L’attentato – risponde Priebke – fu fatto sapendo che dopo l’attentato viene la rappresaglia poiché Kesselring quando ha preso il comando in Italia ha fatto mettere sui muri un avviso che spiegava che qualunque attentato contro i tedeschi era punito con la rappresaglia».

Stacco. «Come ha vissuto l’esperienza dell’esecuzione?», chiede la voce fuori campo. «Come tutti – risponde Priebke – Per noi era terribile fare una cosa così. C’erano altri, come il Capitano Schultz che fu eletto da Kappler come organizzatore della rappresaglia, lui era già stato in guerra nel fronte contro i russi ed era più abituato alla morte e alle rappresaglie. Per noi, per me e gli altri camerati, era una cosa terribile. Non era possibile rifiutarsi. Prima di cominciare Schultz ci disse: “Questo è un ordine di Hitler che dobbiamo eseguire e chi non vuole farlo meglio che si metta con le altre vittime perché sarà anche lui fucilato”».

Lo spot si chiude con il testo dattiloscritto della dichiarazione rilasciata da Priebke il 3 aprile 1996 di fronte al tribunale militare di Roma che lo ha condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine: «Come credente non ho mai dimenticato questo tragico fatto – si legge – Per me l’ordine di partecipare all’azione fu una grande tragedia intima. Penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai vivi nel loro dolore».

A corredo del video, Giachini ieri ha raccontato anche che «Priebke ha incontrato, in forma privata, quattro parenti di vittime delle Fosse Ardeatine con cui ha stretto una buona amicizia, e loro gli hanno esternato con chiarezza il loro perdono». Insomma, «Priebke è morto da cattolico e da pentito», come ha spiegato ieri la Fraternità San Pio X di Albano Laziale giustificando così la celebrazione del funerale.

Una “rivelazione” a cui non credono in molti, nel “ghetto” ebraico di Roma: «È una balla grossa quanto una casa. Non ci crederò mai e poi mai», sbotta Giulia Spizzichino, 86 anni e una famiglia sterminata. Anche perché, aggiunge, «mai un tedesco fu ucciso per aver detto no ad un ordine al massimo veniva degradato o mandato a combattere in prima fila».

«Il tentativo di di scaricare sui partigiani l’eccidio delle Fosse Ardeatine è assurdo», commenta Ernesto Nassi, vicepresidente vicario dell’Anpi di Roma. «I Gap – aggiunge – non erano tutti comunisti, come li definisce Priebke. Inoltre i partigiani fecero numerose azioni contro i tedeschi a Roma. E non si aspettavano, dopo via Rasella, che è stata un’azione militare e non un attentato perché eravamo un paese occupato, una risposta del genere. Altro che rappresaglia, quello delle Fosse Ardeatine è stato un assassinio in piena regola».

Adesso la comunità ebraica – per bocca del presidente Riccardo Pacifici – invoca l’«oblio» sulla figura di Erich Priebke. Ma non è ancora giunto il momento: prima dovremo ascoltare le altre “verità” dell’ex nazista, quelle contenute nel video integrale che l’avvocato Giachini tiene ancora in riserbo perché, dice, «potrebbero essere prese come una provocazione».