Bello era bello. Scuri gli occhi, scuri e folti gli ondulati capelli, dorata la pelle, bianchi i denti, alto, prestante e con quel sorriso di chi sa di potere incantare. Insomma, uno di quei maschi consapevoli di piacere e che mettono in scena tutto l’armamentario della seduzione, anche di fronte alla moglie che era molto meno smagliante di lui, fisicamente parlando. Li vedevi insieme e pensavi: lui ha due o tre amanti, lei lo sa, ma tace e sopporta. Avevano, hanno, anche molto denaro tant’è che quando arrivavano nella loro casa di vacanza lui ostentava auto potenti (Ferrari, Alfa Romeo sportive) frutto sia del loro lavoro di architetti in terra straniera e ospitale con i capitali esteri, che dei consistenti patrimoni di lei.
Poi, un giorno, di lui si perde traccia. Quando ricompare, circa due anni dopo, è il pallido ricordo di quello che era. Ha perso due terzi dei capelli, messo su pancetta, smarrito il sorriso e arriva con auto molto meno vistose di prima. Che è successo, cominciano a chiedersi le vicine di casa che, zebettissime, indagano e scoprono quanto segue. Lei, stufa di essere tradita, lo aveva lasciato, si era presa un appartamento e trasferita in un’altra città. Lui, dopo un congruo periodo di cuocimento nel proprio brodo colpevole, deve essere andato a Canossa, ha chiesto perdono, lasciato la o le amanti ed è tornato da lei, ma trasformato. Risultato, lei ha riavuto il marito tutto per sé, ma lui non era più quello di prima.

FRA LE VICINE di casa ha cominciato a crescere il dibattito non su chi avesse ragione (sul tema di base erano tutte solidali con lei), ma sull’utilità di quell’aut e aut e il suo risultato finale. A parte le ipotesi sulle ragioni del di lui crollo (perdita della vigoria ormonale, diminuzione della disponibilità economica, tristezza da monogamia, precoce invecchiamento, nostalgia dell’harem, malattia), la grande domanda emersa dalla discussione è stata la seguente: vale la pena battagliare per riavere un uomo infelice? Non era meglio continuare a far finta di niente e tenersi il marito fedifrago, ma piacente? Perché, diciamocela tutta, che te ne fai di un trofeo devoto, ma così sagagnato? Che cosa ha più senso o valore? Sapere che qualcuno o qualcuna ti è fedele suo malgrado o sentire che quando sta con te è semplicemente felice e non solo fedele?

LA QUESTIONE HA RIMESSO in discussione certezze che molte di noi in gioventù avevano affrontato, e cercato di demolire, teorizzando e praticando l’amore libero, l’abbattimento degli steccati dentro cui erano chiuse le coppie con tutte le forme di potere reciproco. Fu il femminismo a far deflagrare quelle strutture mettendo in pratica sperimentazioni liberatorie non sempre facili, non sempre indolori, ma chi ha mai detto che liberarsi da secoli di incrostazioni culturali lo sia.
Di certo, ora molte vicine sono dispiaciute di vedere l’ex donnaiolo così intristito e imbruttito, però non hanno nemmeno saputo risolvere l’altro dilemma, ovvero: e voi, al posto della moglie tradita, che cosa avreste fatto? Io ribalterei la domanda e chiederei, al di là del sesso, e voi, quando il desiderio vi chiama, che cosa fate, che cosa fareste? Perché abbiamo permesso che la fedeltà in amore diventasse così mitica, così imprescindibile? Ne abbiamo davvero bisogno? Ci rende davvero appagati e felici? Il desiderio di fare esperienze diverse appartiene a tutti i corpi ed è una questione animale, cioè di quella profonda e preziosa componente animale di cui siamo fatti e di cui il potere, qualunque tipo di potere (patriarcale, religioso, politico, culturale) ha infinita paura.

mariangela.mianiti@gmail.com