È Il traditore di Marco Bellocchio il titolo che rappresenterà l’Italia nella corsa agli Oscar per la statuetta all’International Feature Film, la definizione subentrata proprio quest’anno a quella di miglior film straniero (la parola «straniero è obsoleta nella comunità internazionale dei filmmaker» scrive l’Academy fra le sue nuove regole). «Sono contento di questa candidatura» ha commentato il regista ringraziando «la commissione che l’ha decisa» composta da Roberto Andò, Laura Bispuri, Stefano Della Casa, Daniel Frigo, Gianni Quaranta, Mario Turetta, Alessandro Usai, Anne-Sophie Vanhollebeke e Alessandra Vitali. «Gli altri film erano altrettanto degni – ha aggiunto Bellocchio – ma è andata così. È una possibilità, una chiave per entrare nella grande gara. Non mi faccio illusioni, ma farò tutto il possibile per aiutare Il traditore in questo lungo cammino. Pur da vecchio anarchico pacifista e non violento, sento come un onore e una responsabilità rappresentare l’Italia in questa sfida».

QUELLA della commissione riunita all’Anica è stata la scelta più «prevedibile» e anche la più giusta, che premia non solo un film bello come Il traditore – incentrato sulla figura di Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino) – ma anche il ruolo di Bellocchio nel nostro cinema, di cui è uno dei nomi più importanti e che ne hanno fatto (e anticipato) la storia a partire dal 1965 dei Pugni in tasca. Anche a fronte di altri titoli importanti di quest’annata cinematografica come La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi e Martin Eden di Pietro Marcello non si può quindi che essere felici di questa candidatura, la prima nella lunga carriera di Bellocchio, che nel complesso gioco di forze e influenze che porta alla notte degli Oscar e all’assegnazione delle statuette sarà sostenuta anche da una major come Sony Pictures Classics, che ha distribuito Il traditore negli Stati Uniti.

Fra i titoli con cui il film dovrà competere ci sono il vincitore del Festival di Cannes – dove il film di Bellocchio aveva debuttato in concorso – Parasite di Bong Joon-ho, This Must Be Heaven di Elia Suleiman, La vita invisibile di Euridice Gusmao di Karim Ainouze Les Miserables di Ladj Ly, anch’essi a Cannes 2019. La cinquina dei nominati verrà selezionata dall’Academy fra i film inoltrati da oltre 70 Paesi e sarà resa nota il 13 gennaio prossimo, in previsione della cerimonia del 9 febbraio.

NEL GIORNO in cui è stata annunciata la sua candidatura, Bellocchio ha voluto anche ricordare Padre Virgilio Fantuzzi, scomparso ieri: «Un grande amico. Non ci vedevamo spesso, ma sempre affrontando e approfondendo le grandi questioni, lui da credente e io da non credente. Anche se Virgilio era convinto, nelle immagini di certi miei film, di aver scoperto piccole o grandi rivelazioni che erano la prova di una mia autentica religiosità. Virgilio era al di là della fede, su cui lo seguivo per affetto, per amicizia, ma non per intima convinzione, un acutissimo interprete, che usava per le sue scoperte un linguaggio semplice, diretto, che è molto raro per un critico».