C’è il blues «dentro» Mia Martini: «Ascoltavo i dischi di Benny Goodman, di Sinatra e soprattutto di Etta James. Quest’ultima mi ispirava sempre la stessa visione: io cantavo con la sua voce davanti ai discografici e questi impazzivano per me». Lo racconta Menico Caroli nelle note introduttive del box in quattro dischi che ripercorre la carriera della cantante di Bagnara Calabra. Tanto blues ma anche jazz (amava Jarrett) che aiuteranno Mia ad entrare, come solo poche altre colleghe in Italia sono riuscite a fare, nei repertori e nei brani d’autore conferendo con il suo inconfondibile timbro e perizia tecnica, un tocco personale ad ogni interpretazione. Cinquantasette canzoni in ordine cronologico che si muovono dal lavoro d’esordio Oltre la collina (1971) con la «scandalosa» Padre davvero, l’elegiaco Lacrime di marzo, le hit Minuetto e Per amarti, passando nelle riscritture autoriali del bellissimo I miei compagni di viaggio (1983) dal vivo, con gemme da Cohen, De Gregori, Fossati per arrivare all’ultima fase – dopo il vergognoso oblio dettato da maldicenze – segnato dal rilancio sanremese nel 1989 con Almeno tu nell’universo.