Da anni, Michelangelo Pistoletto ha smesso di lavorare «in solitudine». L’esperienza della sua adesione al poverismo, l’abitudine all’uso di materiali di riciclo, ai suoi specchi che sdoppiavano la quotidianità in disorientanti apparizioni, lo devono aver ben disposto rispetto lo studio dell’ambiente naturale e di quel consesso umano in cui tutti ci troviamo a vivere.
E da un po’ di tempo, molto per la verità, parte da quella eccentrica Factory all’italiana che è la Cittadellarte di Biella (suo luogo natale) per diffondere una nuova filosofia dello stare insieme. È convinto, infatti, che l’arte sia una operazione collettiva, una pratica ermeneutica in grado di offrire i grimaldelli teorici (ma anche emotivi) per affrontare le spinose contraddizioni del mondo.
È per questo motivo che nel 2010 Pistoletto scrisse un saggio intitolato Il Terzo Paradiso: lo pubblicò in italiano, inglese, francese e tedesco e cominciò a forgiare intorno a questo concetto una serie di performance e di azioni, che sviluppava in giro per il pianeta. Un «eden» il suo che non ha niente di religioso, ma rappresenta una promessa di rinascita tutta interna a un livello di civiltà ancora da conquistare. Così se il primo paradiso vedeva gli uomini integrati nella natura, il secondo immersi dentro sfere artificiali e un po’ perduti, il terzo arriva come «zattera salvifica», per rifondare un’etica sociale e uno sviluppo sostenibile. È un segno che entra nel simbolo dell’infinito, producendo un terzo anello, all’apparenza un estraneo e scomodo cerchio in più. Non è un’anomalia, ma una traccia quasi magica che va a riconfigurare l’immagine matematica, «è il grembo generativo – dice l’artista – di una nuova umanità».
Pistoletto è convinto che non ci sia un futuro possibile al di fuori della condivisione di obiettivi e scopi. Il triplice cerchio che viaggia insieme a lui altro non è che 1’incontro di fattori esterni collegati da una sola linea: ci sono due opposizioni collegate però da un elemento centrale. «È un segno recente, che non esisteva prima perché l’arte rimane fedele alla sua identità: è uno strumento di creazione», spiega.
Per circa un anno ha lavorato con i pescatori cubani che si sono presentati all’appello con i loro battelli. Parallelamente, mentre si compivano in mare grandi esercizi per disegnare quel «mandala» del Terzo Paradiso in terra, si prendevano accordi con le università e il governo. L’idea era quella di attivare una ricerca economica e sociologica sulla sostenibilità. La Cittadellarte di Biella è l’operatore principe di questo progetto, realizzando i suoi workshop di concerto con la galleria Continua di san Gimignano. «Vogliamo che Cuba diventi una specie di luogo-laboratorio permanente, una postazione strategica dove saremo presenti continuamente, con diverse attività. Lavoriamo a stretto contatto anche con gli artisti cubani, portando il loro lavoro alla visibilità».

Nel Forum verranno discussi i 17 punti programmatici relativi alla sostenibilità mondiale stilati dall’Onu. E proprio davanti la sua sede a Ginevra, Pistoletto ha realizzato una installazione di 55 metri che rimarrà a tempo indeterminato per invitare all’armonia delle decisioni e alla conciliazione dei punti di vista: una scultura composta di 193 pietre che traccia i tre cerchi del Paradiso. Neanche il numero è casuale, rimanda agli stati membri delle Nazioni Unite, mentre ogni pietra proviene da un differente paese.
SCHEDA
Presso la Galleria Mucciaccia di Roma (via Fontanella Borghese) è in corso la mostra «Ritratti al tavolo del Terzo Paradiso» (fino al gennaio 2016), l’ultima opera di Michelangelo Pistoletto ispirata al famoso tema indagato dall’artista negli ultimi anni con l’intento di svelare il passaggio evolutivo nel quale l’intelligenza umana trova i modi per convivere con l’intelligenza della natura. Il Terzo Paradiso ha come simbolo una configurazione del segno matematico dell’infinito ed è formato da una linea che intersecandosi due volte disegna tre cerchi allineati. I due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale è la congiunzione dei due. In una situazione di smarrimento generale e di insostenibilità che investe tutti i campi, Pistoletto ha sentito la necessità di risvegliare le coscienze, coinvolgendo tutte le persone che vogliano assumere una propria responsabilità affinché il Terzo Paradiso superi la valenza simbolica e si faccia realtà. L’11 giugno 2015 nelle sale della Galleria, Michelangelo Pistoletto ha fatto realizzare un grande tavolo rivestito da una tovaglia appositamente creata con il simbolo del Terzo Paradiso, intorno al quale sono state riunite ventiquattro persone disposte a dibattere, a condividere questo tema: giovani amanti dell’arte e grandi collezionisti, tra cui Ottavia e Emiliano Cerasi, Clara e Giovanni Floridi, Giulia e Massimiliano Mucciaccia, Dora e Mario Pieroni, Armando Pasini, Imelda e Reza Safavi, chiamati a discutere sul ruolo dell’arte, della bellezza, della storia e dell’educazione. Appoggiati alle pareti 12 grandi specchi, rivolti verso il muro. La conversazione scaturita da quell’incontro ha coinvolto tutti i presenti i quali, come segno della propria partecipazione, alla fine della serata hanno scritto un pensiero sul retro dello specchio, supporto dell’opera ancora non realizzata, diventando in tal modo sia il soggetto che il testimone dell’evento. La mostra segna l’ideale conclusione dell’evento iniziato cinque mesi fa, dodici opere ispirate alla performance di giugno.
In occasione della personale è stato pubblicato un catalogo Carlo Cambi Editore, con testi di Michelangelo Pistoletto e di Achille Bonito Oliva e una ricca documentazione fotografica ad illustrare tutto l’iter del progetto. Dalla condivisione dei valori del Terzo Paradiso nasce la collaborazione tra Galleria Mucciaccia e RAM Radioartemobile per la realizzazione della mostra. Si può ascoltare la trasmissione della conversazione della serata dell’11 giugno in: http://live.radioartemobile.it