Tre anni di Jobs act. Il compleanno è lunedì e invece di essere festeggiato porterà a migliaia di licenziamenti. Il 24 settembre 2015 infatti fu pubblicato il decreto legislativo di riforma degli ammortizzatori sociali. Prevedeva il taglio della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà: i famosi 36 mesi (tre anni) nel quinquennio.
Migliaia di aziende in crisi – per un bacino calcolato in 140mila lavoratori coinvolti di tutte le regioni – li hanno usati tutti e da lunedì arriveranno i licenziamenti.
Che neanche il «decreto Urgenze» con il ripristino della cassa integrazione straordinaria per cessazione – fino a 12 mesi anche per «interventi di reindustrializzazione» in caso di «concrete prospettive di rapida cessione» – potrà in gran parte evitare. «La stragrande maggioranza delle aziende non sta chiudendo, ma ha solo problemi di mercato temporanei: sarà quindi costretta a licenziare parte dei lavoratori», spiega Michela Spera, segretaria nazionale Fiom. L’elenco è lungo e non riguarda solo il settore metalmeccanico. Partendo dalle multinazionali si va dalla Electrolux di Solaro (Milano) a tanti stabilimenti della Whirlpool: Comunanza (Ascoli), Caserta, Siena più Milano e Fabriano per gli addetti amministrativi. Ci sono poi i casi dell’indotto del petrolchimico di Siracusa, gli appalti ferroviari (pulizie, ristorazione e accompagnamento notte), dell’elettrodomestico in generale, l’indotto Fca e la siderurgia nelle zone non considerate di «crisi complessa», che invece godono di altri 12 mesi di cigs.
Un primo caso eclatante di licenziamenti è già avvenuto. Ad opera della proprietà cinese – la Wanbao – della Acc di Mel (Belluno): 90 esuberi su 400 dipendenti nella storica azienda di compressori per frigoriferi. Il 30 settembre scade la cig straordinaria e i licenziamenti saranno effettivi. La proprietà cinese è arrivata anch’essa tre anni fa e, non diversamente dagli altri, ha utilizzato subito gli ammortizzatori. Che ora sono finiti. Nonostante la mediazione della Regione, non si è arrivati ad un accordo che tenesse tutti al lavoro, nemmeno a part time.
Lunedì Fim, Fiom e Uilm saranno sotto al ministero dello Sviluppo in presidio. Per chiedere «al governo l’apertura di un tavolo urgente per la copertura degli ammortizzatori sociali».