Immediatamente, l’attacco ai poliziotti sugli Champs Elysées si è trasformato in ultimo argomento elettorale per tutte le sfumature della destra. Marine Le Pen del Fronte nazionale e François Fillon dei Républicains, con toni marziali, hanno preso di mira il governo. Marine Le Pen, che accusa tutti i governi di «aver fatto di tutto per farci perdere la guerra al terrorismo», si è rivolta con disprezzo a François Hollande, «presidente notoriamente inadeguato», chiedendogli «solennemente» di prendere un’ultima decisione, cioè «chiudere le frontiere» ed espellere «immediatamente» i sospetti di «intelligenza con il nemico», per combattere la «guerra asimmetrica» in corso «contro l’islamismo radicale». Anche per Fillon «siamo in guerra». L’ex primo ministro ha elencato le misure che prenderà una volta all’Eliseo: «Lo stato d’emergenza non sarà levato per molto tempo» ha annunciato, perché «i complici vivono tra noi, al nostro fianco».

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Il candidato républicain ha promesso di voler costituire una «coalizione mondiale» contro il terrorismo, «da Washington a Mosca». Per Fillon, «il totalitarismo islamico, l’ideologia radicale espansionista vuole distruggere la nostra civiltà, alcuni non hanno ancora capito la natura del male che ci aggredisce» e adesso ci vuole un «riarmo morale e intellettuale». Addirittura Fillon, nella serata di giovedì, ha diffuso la falsa notizia che vari attacchi sarebbero stati in corso a Parigi e ancora ieri, anche di fronte alle smentite della polizia, ha confermato imperterrito la fake news. Il primo ministro, Bernard Cazeneuve, ha reagito alle accuse di Fillon e Le Pen parlando «di scelta dell’oltranza e della divisione», fatta «esclusivamente a fini di bassa politica», i due, ha detto, «cercano di sfruttare le paure». Eppure – ha ricordato – i due deputati del Fronte nazionale all’Assemblea non hanno mai votato le misure di protezione proposte dal governo mentre Fillon, quando era primo ministro, aveva diminuito il numero dei poliziotti (sotto Hollande sono aumentati di 9mila unità). Polemica infiammata tra i candidati della destra e dell’ estrema destra e il governo, che invita a conservare «l’unità». Eric Ciotti, fedele luogotenente di Fillon, ha denunciato «l’attacco indegno» di Cazeneuve, che «mostra la febbrilità di un governo arrivato a fine corsa e che ha fallito».

L’attentato rischia di avere un’influenza determinante sul voto di domenica? A crederlo in ogni caso è Donald Trump: «I francesi non ne possono più, l’effetto sull’elezione presidenziale sarà importante», ha detto il presidente Usa che con l’Associated Press ha precisato: «Favorirà Le Pen». In seguito all’attacco di giovedì sera, i principali candidati hanno deciso di sospendere la campagna nell’ultimo giorno utile: Macron ha rinunciato a due comizi previsti ieri a Rouen e Arras, soprattutto per «ragioni pragmatiche» e non occupare i poliziotti impegnati altrove, Fillon non si è recato a Chamonix e Marine Le Pen ha annullato una visita a un centro di protezione degli animali.

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Solo Jean-Luc Mélenchon, candidato della France Insoumise, non ha voluto cambiare programma, per non «cedere al panico»: l’«aperitivo ribelle», con la partecipazione del segretario di Podemos, Pablo Iglesias, ha avuto luogo a fine pomeriggio a Ménilmontand, quartiere popolare di Parigi. Mélenchon ha ricordato l’importanza di fare campagna fino all’ultimo, visti i sondaggi sul filo del rasoio: «Nel 2002 sono mancati solo 2 voti per seggio a Jospin per qualificarsi» e Jean-Marie Le Pen è arrivato al ballottaggio. Macron ha criticato la rincorsa alla repressione dei due rivali di destra: «È demagogia, non inventiamo un piano contro il terrorismo in una notte». Per il candidato En Marche! non bisogna cedere «all’esasperazione». Ha promesso di essere «implacabile» contro il terrorismo, ma di restare «fedele alla nostra storia», sottolineando con una nota di ottimismo che «siamo un popolo libero che ama l’avvenire». Ha ricordato di essere contrario alla privazione della nazionalità per i condannati per terrorismo, misura che Le Pen e Fillon chiedono che addirittura venga applicata ai sospetti, schedati «S».

Per Macron la lotta al terrorismo passa per una migliore efficacia dei servizi segreti, riuniti sotto un «organo di coordinamento» direttamente sotto il controllo del presidente. Il socialista Benoît Hamon, che ha mantenuto un intervento a Carmaux in omaggio a Jean Jaurès, non vuole che la violenza «rubi» la presidenziale.

Il voto è incerto, quattro candidati sono dati dai sondaggi in posizione ravvicinata. Un’ultima inchiesta di opinione ieri sembra smentire un effetto dell’attacco sugli Champs Elysées sulle intenzioni di voto: Macron resta in testa, al 24%, Le Pen sarebbe in leggero calo al 22%.

Il regista inglese Ken Loach ieri ha pubblicato un messaggio di sostegno a Philippe Poutou, candidato del Nuovo partito anticapitalista. I temi della campagna sono stati completamente oscurati dall’attacco terroristico, che ha portato in primo piano la questione della sicurezza, tradizionalmente terreno favorevole per destra e estrema destra.