In questo periodo dove i fan dei giochi horror sono orfani di titoli capaci di spaventare o almeno di gareggiare con i due giganti passati del genere, Resident evil 7 e Evil within 2, sbarca su ps4 questo Through the Woods. Già apparso per pc nei mesi scorsi, dopo una fortunata campagna Kickstarter, questo gioco indipendente, sviluppato dai norvegesi Antagonist, risulta una piacevolissima sorpresa: teso, terrorizzante e con un finale efficace. Siamo davanti ad una produzione non tripla A, con tutti i problemi di bug e una grafica non al passo coi tempi, più vicina per intenderci ad un gioco di vecchia generazione, Ps3 o Xbox360.

Through The Woods è però molto suggestivo e a farla da padrone sono gli incredibili paesaggi della Norvegia con i boschi e i laghi, bellezze naturali di sicuro impatto spettacolare, sia fotografati con la luce naturale del giorno che nella notte più insidiosa. I nemici non saranno tantissimi, soprattutto creature della tradizione normanna, come i pericolosi trolls, l’arrivo dei quali sarà anticipato dai rumorosi passi e dall’ansimare sempre più vicino, o le terribili huldre, raccapriccianti mostri dei boschi. Through The Woods è un gioco che risponde ai canoni del walking simulator alla Outlast, quindi dovremmo cercare di essere i più silenziosi possibili o darcela a gambe levate, pena il punitivo game over che arriva frequente, al minimo errore. Ne consegue che Through The Woods, grazie anche al potente e suggestivo commento sonoro, è un’opera ansiogena, dove è facile, per via anche della mancanza di tutorial, perdersi per i boschi della Norvegia, un po’ come succedeva tra le nevi nel discontinuo Kholat di IMGN.PRO.

La storia purtroppo è prevedibile, anche se riesce, man mano che prosegue, a risultare efficace, ma più per come racconta le situazioni che per quello che effettivamente dice. Senza scomodare l’immortale Silent hill, il disturbante The Park dei Funcom proponeva la medesima situazione, declinata però in un allucinante parco giochi: lì come qui una madre era alla ricerca del figlio, una donna piena d’amore che scopriremo con disagio, schema dopo schema, essere una mamma non proprio perfetta. Anzi a dire il vero la Karen di Through The Woods è, fin dalle prime sequenze, un genitore distratto, troppo assorta dal lavoro e capace di addormentarsi mentre il figlio gioca da solo fuori casa.

A rapire il ragazzino è un uomo barbuto, Erik, forse il Diavolo, che la madre dovrà trovare e affrontare, prima che sacrifichi il bambino a Fenrir, un gigantesco e vorace lupo.
Visivamente l’opera è densa di riferimenti alla mitologia normanna con i richiami al Ragnarok, il momento in cui il mondo finirà e rinascerà, ai suoi Dei e, come già detto, ai suoi suggestivi mostri. Il viaggio di Karen la porterà in villaggi straziati da una guerra indefinita, un mondo alternativo al nostro, senza tempo, dove a far paura, più che lo scontro con le creature mitologiche, è l’incontro con la disperazione umana, il più delle volte letta attraverso i diari disseminati nelle case abbandonate, con i pochi umani che vaneggiano stringendo feti scheletrici o si suicidano tra le fiamme ridendo. Through The Woods affronta anche temi scomodi come gli abusi ai minori e lo fa con la stessa spietatezza che usa nello spaventarci con i suoi mostri nascosti nei boschi.

L’avventura, in terza persona, è di appena due ore, troppo breve forse per giustificare un titolo venduto a poco meno di 20 euro, ma c’è da dire che è un horror che tiene incollati allo schermo come pochi altri. Sono questi i giochi poveri di budget ma dal cuore grande che amiamo: non di soli blockbuster videoludici può vivere l’uomo.