Dal palco di Atreju, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha ufficialmente aperto la campagna elettorale dentro al cratere del terremoto. Il suo attacco, e le successive precisazioni, sono un indicatore abbastanza eloquente di quanto accadrà da queste parti da qui ai prossimi mesi.

L’affondo è su un tema estremamente sensibile: i soldi donati per solidarietà attraverso gli sms al 45500, 33 milioni di euro in totale.
Prima versione di Pirozzi: «Quei soldi sono spariti». Applausi del pubblico della festa di Fratelli d’Italia. Seconda versione di Pirozzi, ancora più dura, ai microfoni della Rai: «È stata tradita la volontà dei cittadini, questo mette in discussione il meccanismo della solidarietà». Terza versione di Pirozzi, a polemica ormai esplosa: «Non ho mai detto che quei soldi sono spariti, ma è stata fatta una scelta scellerata che non ha tenuto conto degli italiani».

Intanto si muove la procura di Rieti che proprio ieri ha ascoltato il sindaco di Amatrice. Per ora il fascicolo aperto dal capo Giuseppe Saieva è un modello 45, cioè atti che non costituiscono notizia di reato. «Stiamo valutando cosa fare – dice il procuratore -, abbiamo sentito cosa ha dichiarato il sindaco di Amatrice. Al momento non c’è alcuna ipotesi, si tratta soltanto di verificare il percorso fatto dalle donazioni.

Sappiamo che quei fondi sono nella disponibilità della protezione civile, quindi l’indagine avrà vita breve». Anche la protezione civile ha deciso di intervenire, assicurando che «nessun euro è sparito» e che il tutto è «nelle disponibilità del commissario straordinario».
Che i 33 milioni di euro, ad oggi, siano in sostanza fermi è comunque un fatto, anche se lo scorso luglio sono stati approvati diciotto progetti, che però partiranno in un futuro ancora indefinito. D’altronde l’intero doposisma è stato segnato da un inferno di burocrazia, lunghe attese e uno stato di emergenza che non finirà prima del prossimo febbraio, a quasi un anno e mezzo dalla prima scossa.

La polemica sugli sms, oltre ad essere diventata un classico istantaneo del web più qualunquista e male informato, appare poco più che una sparata elettorale. E Pirozzi non fa nulla per nascondere le sue intenzioni: «Le elezioni regionali del Lazio? Ci sto pensando», ha detto ancora ai cronisti accorsi ad Atreju. In realtà nella strategia del sindaco ci sono altri obiettivi: le politiche dell’anno prossimo, con una corte sfrenata per metterlo in lista che coinvolge oltre alla destra – come dovrebbe essere ovvio per uno che ha fatto del «boia chi molla» il proprio motto personale – anche il Pd. Sullo sfondo c’è ancora un’altra ipotesi, ventilata per lo più in ambienti berlusconiani: candidare Pirozzi alle europee. Il suo profilo estremamente mediatico potrebbe sposarsi bene con le (tante) preferenze da prendere nelle grandi circoscrizioni elettorali della corsa per Strasburgo. Se ne riparlerà a breve.

L’apertura della stagione della caccia al voto nei territori demoliti dal terremoto sta già facendo registrare le prime battute. Pochi giorni fa nel maceratese si è fatto vedere il leader della Lega Matteo Salvini, ineffabile nella sua felpa con scritto «Visso» e caschetto da pompiere, più volte immortalato e ripreso a passeggio tra le macerie o a portare conforto alla signora Giuseppina, 95 anni, con un avviso di sfratto pendente sulla testa per la casetta che si è fatta costruire all’interno del parco nazionale. Nelle stesse ore, Maria Elena Boschi era ad Arquata, a tagliare il nastro della scuola donata dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, accolta a braccia aperte dal sindaco Aleandro Petrucci. Uno che di solito non perde occasione per attaccare l’operato del governo, ma che in presenza dell’ex ministro si è prodotto in una serie di sorrisi anche troppo sornioni.