I peggiori pronostici si sono confermati e la Francia sta vivendo un terremoto politico: l’estrema destra ottiene il miglior risultato della storia, un voto storico che supera il 25%, cioè una moltiplicazione per 4 dei voti di cinque anni fa ed è ormai il primo partito di Francia. Il Fronte nazionale è in testa in tutte le circoscrizioni, salvo nell’ovest della Francia. L’Ump perde voti, meno 7 punti rispetto al 2009, al 21%.

Per i socialisti al governo si realizza la débâcle annunciata: 14,5%, cioè ben peggio del 2009 (16,5%), con cifre simili al baratro dei tempi di Michel Rocard nel ’94. I Verdi dimezzano quasi i voti, da più del 16% del 2009 al 9%. Il Front de Gauche resta al palo, con il 6,6%. Il centro pro-europeo non sfonda (intorno al 10%). Nell’Ile de France, la regione di Parigi, arriva in testa l’Ump, seguita dal Fronte nazionale e il Ps anche qui è il terzo partito.

Jean-Marie Le Pen ha chiesto subito lo “scioglimento” dell’Assemblea nazionale, cioè le elezioni anticipate, per adeguare la composizione della rappresentanza nazionale alle scelte dei francesi, ha insistito Marine Le Pen. Jean-François Copé, segretario dell’Ump, che trema per la sua poltrona (a causa di uno scandalo di fondi neri in occasione del finanziamento della campagna presidenziale di Sarkozy), parla di “gigantesca collera popolare” in Francia contro il governo. Ma nel partito si stanno scatenando le divisioni e i vari leader già chiedono i conti alla direzione attuale.

La partecipazione al voto, un po’ a sorpresa, è aumentata di 2 punti rispetto alle europee del 2009 (al 43%).

Se si vuole non essere completamente pessimisti, si può dire che, a partire dalle prime stime, l’euroscetticismo non ha la maggioranza in Francia e che questa volta, tenuto conto dell’astensione, 4 milioni di persone avrebbero votato Fronte nazionale contro i 6 milioni alle ultime presidenziali. Ma al di là di questo, il senso politico dell’elezione è una spinta storica dell’estrema destra e una sberla gigante per François Hollande.

L’Eliseo, con un comunicato, ha ammesso che delle « lezioni devono essere tratte » da questo voto, ma conferma che bisognerà andare « più in fretta nelle riforme ». Lunedi’ è stata convocata in tutta fretta una riunione di crisi attorno a Hollande, con il primo ministro e i ministri dell’economia e degli esteri, per preparare l’intervento del presidente al vertice europeo dei capi di stato e di governo di martedi’. Qui Hollande dovrebbe, forse, fare un discorso un po’ più diretto di quanto non abbia fatto finora e chiedere una svolta nella politica europea. Il primo ministro, Manuel Valls, è intervenuto presto nella serata di ieri, con un volto severo. Ha ammesso la sconfitta e parlato di « momento grave, molto grave » per la Francia e l’Europa. « Un’astensione massiccia, l’estrema destra in testa, un risultato mediocre dei partiti di governo e per la maggioranza in particolare », segnalano, per Valls, « una crisi di fiducia », che, pero’, per il primo ministro non significa cambiare decisamente politica in Francia, ma, al contrario, approfondire il risanamento in corso.

Per il verde Yannick Jadot, il voto ha mostrato in Francia una « politica devastata ». Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, sottolinea che un terzo degli eurodeputati francesi saranno dell’estrema destra e che questo è « un terremoto più che un avvertimento » e che avrà conseguenze sul peso di Parigi in Europa. Per la ministra Ségolène Royal, il successo del Fronte nazionale è « uno choc su scala mondiale ». Il commissario Michel Barnier (Ump), « molto in collera » per il risultato del voto, si chiede come sia possibile che la Francia « non sia in grado di avere un rapporto razionale con l’Europa », soprattutto dopo il « no » al referendum del 2005, di cui non è stato tenuto conto, facendo passare qualche anno dopo un testo più o mano analogo per voto parlamentare.

La Francia invia a Strasburgo il più grosso battaglione degli euroscettici. Marine Le Pen cerca alleanze per costituire un gruppo (ci vogliono almeno 25 deputati di 7 diversi paesi) : ieri sera ci sono state aperture da parte del partito di estrema destra svedese. Ci potrebbe essere l’intesa con l’olandese Wilders, mentre l’Ukip ha già riufiutato un’intesa con un partito che considera antisemita.