Lui arriva sempre al galoppo e se il selvaggio west ha visto il grande circo di Buffalo Bill fin dal 1883, B.B. il clownboy non vuole strabiliare ma solo divertire. Arriva un martedì dell’anno con il suo cane Banana cavalcando il suo destriero con le ruote e sfoggiando un voluminoso naso rosso inizia il suo spettacolo di tranelli, trovate buffe e raffiche di bombe d’acqua. È lui, infatti, il protagonista solitario, vero cavaliere dei deserti ed eroe dei bambini dei villaggi, che ritroviamo nelle pagine della storia di Stefania Luisi (Biancoenero edizioni, con le bellissime illustrazioni di Umberto Mischi, pp. 48, euro 8).

Ma la vita dei «pionieri» non è facile: i malviventi sono sempre dietro l’angolo e spesso sono proprio alle spalle di B.B. tentando di rovinargli la festa e spaventando i suoi spettatori. Una volta ci penseranno le anatre migratorie a vendicarlo dai soprusi dei bulli del west, ma un’altra saranno i più piccoli a scoprire la strada per la vittoria contro i tre fratelli G, Gionni il furbo, Gimmi lo svelto e Gerssi il grosso. Perché – è cosa risaputa ormai da tempo – che una risata ti seppellirà. In questo caso, ti farà fesso.

Fra le uscite di Biancoenero c’è anche Il nostro cane Max, tenero racconto autobiografico di una famiglia che condivide casa allegramente con Max che viene dalla Scozia (testo di Alessandra Bocchetti accompagnato dai disegni di Martina Tonello, pp. 48, euro 9). Gli amici a quattro zampe, come noi, non sono eterni e prima o poi bisogna fare i conti con la loro assenza, ma ci sono modi molto originali per mantenere vivo il ricordo. Si può guardare il cielo e scoprire costellazioni a sua immagine e somiglianza, o immaginare pietre di granito che lo scolpiscono col vento. D’altronde, c’è chi lo ha ricordato attraverso le peripezie de I tre funerali del mio cane (di Guillaume Guèraud, illustrazioni di Bruno Zocca), trasformando quel momento triste in un’avventura di vita. Tanto da meritarsi il premio Andersen 2021.

 

LETTURE NEONATE

Nata nel 1917 a Philadelphia e morta in Francia nel 2006, Tana Hoban è stata una fotografa che, oltre a ritrarre i bambini nei suoi scatti, fin dagli anni Settanta si è dedicata ai picture book per l’infanzia, cercando di «vedere» proprio come i più piccoli, dedicandosi ai percorsi per l’apprendimento attraverso il linguaggio universale delle immagini.
Grazie a Editorialescienza, è arrivato in Italia un suo celebre «leporello» di metà degli anni Novanta: Bianco e nero (euro 6,90). Attraverso contrasti, angolazioni particolari e la presentazione di oggetti quotidiani, si stimola la capacità visiva dei più piccoli (tanto che il libro è consigliato dai due mesi in su). Figlia di immigrati ebrei provenienti da Russia e Ucraina, Hoban – che ha all’attivo più di cento libri per children – spiegava di ispirarsi a quello che per distrazione non si vede, cioè le cose stesse che ci circondano. Era rimasta colpita dal fatto che solo dotati di una telecamera i bambini riuscissero a raccontare gli oggetti e le forme che «incontravano», i quali altrimenti restavano «presenze estranee».
Cominciò allora a cercare di catturare l’attenzione di chi guarda, inducendolo anche a familiarizzare con l’oggetto-libro. Ci riuscì mostrando figure semplici, essenziali, sagomate, che ben si stagliavano dal fondo, tutte riconoscibili facilmente per la loro presa sulla vita stessa del neonato chiamato ad osservarle – un bavaglino, un gatto, una foglia, una posata…
Il formato a fisarmonica permetteva inoltre di appoggiare il libro a terra o nella culla, in modo che il bebè lo potesse vedere nella sua posizione da disteso.
Shapes and Things è stata la sua prima opera cartonata, realizzata tenendo conto delle competenze dei bambini di pochissimi mesi. Per Camelozampa è anche in uscita a settembre l’albo Giallo, rosso, blu.