Che la legge sul referendum presenti «seri dubbi di costituzionalità» lo vede anche il Tar del Lazio, che ieri ha però respinto il ricorso dell’ex presidente della Corte costituzionale Onida, presentato contro il decreto del presidente della Repubblica che ha fissato il referendum il 4 dicembre e formalizzato il quesito. Ma ancora una volta i giudici amministrativi hanno detto che non possono essere loro a sollevare la questione di costituzionalità davanti alla Consulta. La competenza, spiegano, sarebbe dell’Ufficio centrale per il referendum, le cui decisioni, però, non sono sindacabili in quanto si tratta di «un organo rigorosamente neutrale». Dunque l’Ufficio centrale avrebbe dovuto mandare la legge 352/70 sul referendum alla Consulta «in sede di verifica dell’ammissibilità della richiesta referendaria». Adesso è tardi e bisogna andare a votare tenendoci «le perplessità e i profili di difficile compatibilità sotto il profilo costituzionale del sistema» anche perché per il Tar Onida (ma uguale sorte ci si attende per il ricorso presentato dal professor Lanchester e dai radicali) non era legittimato all’azione. Per avere giustizia, «ai soggetti che si assumono lesi dalle conseguenze di tale sistema è riconosciuta la possibilità di adire la Corte europea dei diritti dell’uomo