I lavori per l’espianto degli ulivi per la realizzazione del gasdotto Tap potranno riprendere. Lo ha deciso ieri il Tar del Lazio, che ha rigettato il ricorso presentato dalla Regione Puglia (sulla famosa prescrizione A44 della Valutazione d’impatto ambientale riferita alla fase 0 dei lavori), autorizzando così l’azienda a terminare le operazioni nell’area interessata dal cantiere, dopo l’accoglimento dell’istanza presentata dalla stessa Regione lo scorso 6 aprile e la sospensione dei lavori decisa dall’azienda in attesa della sentenza di ieri.

Nella serata di ieri il consorzio Tap non aveva ancora comunicato la ripresa dei lavori, che dovranno comunque concludersi entro il 30 aprile: dall’1 maggio infatti parte, secondo il calendario regionale, il riposo vegetativo delle piante che si protrae fino a novembre.

Sono soltanto 13 gli ulivi ancora da espiantare sui 211 complessivi in prossimità della spiaggia di San Foca, nella marina di Melendugno (Lecce): dopo partiranno gli scavi per la realizzazione del microtunnel. Gli altri 157 ulivi sono nel sito di stoccaggio presso la masseria del Capitano, 11 in un altro deposito, 30 in procinto di essere spostati. Oltre a questi ci sono poi 16 ulivi monumentali che però devono ancora ricevere il via libera per il loro spostamento da parte dei competenti uffici regionali.

Le ragioni per cui il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso della Regione sono contenute in un atto redatto dal giudice Daniele Dongiovanni: due le motivazioni principali. La prima è che siamo di fronte ad un’opera «dichiarata infrastruttura strategica, di preminente interesse per lo Stato» e che come tale la titolarità del controllo sul rispetto di quanto previsto nel decreto di Via spetta al ministero dell’Ambiente.

La seconda è che pur risultando nel decreto di Via la Regione Puglia «Ente vigilante, non può escludersi che il ministero rimanga titolare di una facoltà di controllo!. E che comunque «nelle varie note interlocutorie dalla stessa redatte, ha invero rimesso la valutazione finale al Mattm». Il Tar ha inoltre ricordato che ben due dipartimenti regionali (Agricoltura e Osservatorio filosanitario), avevano dato il via libera all’espianto e le ulteriori osservazioni del Dipartimento Ecologia «non hanno posto nel nulla quelle autorizzazioni», ponendo in essere un comportamento da parte della Regione «quasi schizofrenico, presentando delle osservazioni contrarie agli espianti che non hanno, tuttavia, avuto alcun effetto sulle precedenti autorizzazioni».

Il governatore Michele Emiliano, impegnato nelle primarie del Pd, ha dichiarato che «andremo avanti in tutte le sedi, a partire dalla Corte Costituzionale dove pende il giudizio sulla partecipazione della Regione Puglia all’iter decisionale». Mentre i manifestanti sono tornati in massa all’esterno del cantiere pronti a sbarrare nuovamente la strada ai lavori.