Il risultato del referendum consultivo sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico di Roma Capitale (attualmente affidato alla società municipalizzata Atac) che si è tenuto l’11 novembre 2018 è da considerarsi valido, perché la soglia del quorum minimo non andava applicata. Lo ha stabilito il Tar del Lazio imponendo alla sindaca Virginia Raggi di promulgare il risultato con un atto formale e non – come fece – solo a mezzo stampa, e di avviare l’iter di discussione della proposta in Consiglio comunale.

La seconda sezione del Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto il ricorso dei promotori del referendum al quale parteciparono 400 mila cittadini, il 16,4% degli aventi diritto. Di questi, il 74% votò «Sì» alla proposta di interrompere il monopolio Atac (assolutamente disastrosa e in perdita perenne) e lanciare un bando sul servizio pubblico dei trasporti di Roma.

Ma la sindaca Raggi, che ancora ieri ha fatto trapelare da «fonti del Campidoglio» il falso messaggio del «nulla cambia», per paura di perdere consenso tra i dipendenti Atac tentò di boicottare il referendum promosso soprattutto dai Radicali italiani e da +Europa, stabilendo che in questo caso si doveva continuare ad applicare il quorum minimo del 33% stabilito dallo statuto del Comune, malgrado la sua stessa giunta lo avesse abolito il 30 gennaio 2018, il medesimo giorno in cui, contestualmente, era stata indetta la consultazione sull’Atac.

Secondo la sindaca a 5 Stelle, infatti, l’abolizione del quorum non poteva essere applicata in questo caso perché le firme a supporto del referendum erano state raccolte prima del 30 gennaio 2018. Ma è proprio su questo punto che il Tar le ha dato torto. Nella sentenza n. 13285 i giudici amministrativi spiegano che «la eliminazione del quorum – disposta con la delibera n. 5 del 2018 con il dichiarato scopo di conformare la disciplina comunale ai principi espressi dal Codice di buona condotta sui referendum adottato dalla Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto, che considera con sfavore la sussistenza di soglie e percentuali minime determinanti una sostanziale assimilazione degli elettori che si astengono a quelli che esprimono un voto negativo – dispiega la sua incidenza proprio nella fase di indizione delle consultazioni».

Dunque, anche per il referendum sulla liberalizzazione del servizio Atac non c’era quorum. Al risultato, per il peso consultivo che ha, bisogna dare seguito. «I cittadini e la legge hanno vinto – ha commentato Riccardo Magi di +Europa – Ora si metta subito a gara il servizio di trasporto pubblico. Ha perso la sindaca che ha manomesso la democrazia. In più, aveva promesso un rilancio dell’azienda che invece è smentito dal peggioramento del servizio e dei dati di bilancio». «Ci batteremo in ogni sede, da oggi in poi – aggiungono i deputati Luciano Nobili e Roberto Giachetti di Italia Viva – perché la volontà dei romani, certificata dal risultato di quel referendum sia rispettata».