Combinando il gran premio della giuria e quello del pubblico, il film di Damien Chazell Whiplash è il grande vincitore dell’edizione 2014 del Sundance Film Festival. Primo film del concorso fiction a essere presentato, già durante la sera di apertura, Whiplash prende il titolo da un famoso brano di Hank Levy ed è espanso da un corto omonimo che Chazelle, già conosciuto per il suo primo lungo, Guy and Madeline (2009), aveva portato a Sundance l’anno scorso. È la storia del rapporto tra un giovane batterista jazz terrorizzato dalla mediocrità (Miles Teller) e il suo temutissimo, iracondo, insegnante di musica (J.K. Simmons, che sembra il sergente di Full Metal Jacket). Curioso riff simpaticamente sadomasochista sui sacrifici richiesti dall’arte, Whilpash non è Red Shoes ma ha musiche molto belle e un certo coraggio anti-pc. Lo ha acquistato subito dopo la prima proiezione la Sony Classics.

In un anno in cui la selezione della non fiction è sembrata più debole del solito (sono quattro I documentari di Sundance 2013 nominati agli Oscar di quest’anno…) il premio del miglior documentario è andato invece a Rich Hill, storia di tre bambini in una città povera del Missouri, diretto da Tracy Droz Dragos a Andrew Droz Palermo, che sono cugini. Il premio del pubblico per la non fiction è stato conferito ad Alive: Inside a Story of Music and Memory, sul trattamento dell’Alzheimer, diretto da Michael Rossato Bennet.

Cutter Hodierne ha vinto il premio della regia per Fishing Without Nets, una produzione a cura della rivista multimediale Vice, raccontata dal punto di vista di un giovane pirata somalo, interpretato da un gruppo di Kenyoti di origine somala e anche questo derivato da un cortometraggio Captain Phillip a basso budget e senza una figura carismatica nel personaggio del capitano. Lo stile (tipo dei reportage giornalistici di Vice) tutto macchina a mano nervosa fa un po’ Paul Greengrass anche se, in effetti, si può altrettanto dire che Greengrass stesso deve molto al cinema fatto in rete, di cui Vice è uno dei grandi punti di riferimento. Film energetico, visivamente curioso, insolito nel contesto del’estetica molto scritta cara a Sundance, Fishing Without Nets patisce un po’ della superficialità che rende l’aspetto politico/giornalistico della produzione video di Vice molto meno interessante di quello che potrebbe essere.

Più tradizionalmente Sundance la scelta del premio per la miglior sceneggiatura, andato a Craig Johnson per la commedia con Bill Hader e Kristen Wiig Skeleton Twins, laconica storia di due gemelli che si reincontrano dopo anni, entrambi sull’orlo del suicidio, e che trae massimo vantaggio dalla collaudatissima collaborazione tra le due star di Saturday Night Live. In un Palmares decisamente molto ecumenico, la miglior fotografia è stata giudicata quella di Christopher Blauvelt nel film Low Down, diretto da Jeff Preiss e tratto dal memoriale di Amy Joe Albany, figlia del grande pianista bebop Joe Albany. Ambientato sullo sfondo di una disastrata/drogata boheme nel cuore Hollywood anni settanta, il film ha la sa ragione di essere nella sottile, efficacissima interpretazione di John Hawkes (Joe Albany). Elle Fanning è sua figlia. Meritava probabilmente qualcosa di più del premio per miglior colonna sonora l’elegante e maliconica commedia Kumiko, Treasur Hunter, di David e Nathen Zellner, uno dei film più misteriosi della selezione in cui Rinko Kikuchi, dopo aver trovato, sepolta in una spiaggia, un vhs di Fargo, parte da Tokio alla volta delle gelide distese del Minnesota alla ricerca della valigia piena di soldi che Steve Buscemi nasconde sotto la neve nel film dei fratelli Coen.

Con l’eccezione forse di Whiplash, nessuno dei film in concorso quest’anno ha generato l’eccitazione che si era creata due anni fa intorno a Beasts of the Southern Wild e l’anno scorso intorno a Fruitvale Station, ma va riconosciuto che gli architetti del programma John Cooper e Trevor Groth sono stati più curiosi del solito. Il genere, per esempio, a Sundance è raramente stato inserito fuori dai programmi di mezzanotte. Quest’anno, invece si sono visti in concorso la commedia zombie Life After Beth, di Jeff Baena, veramente poco riuscita nonostante un bel cast fatto di Dane DaHaan, Aubrey Plaza, Molly Shannon e John C. Reilly, e il thriller molto carpenteriano Cold in July, di Jim Mickle, in cui Dexter/Michael C. Hall finisce coinvolto in una sanguinaria trama di vendetta, identità nascoste e snuff film dopo aver ucciso un rapinatore che si è introdotto a casa sua nel cuore della notte. Ottime le interpretazioni di Don Johnson e Sam Shepard, qui bello feroce, e finalmente sollevato dal ruolo del patriarca rimbambito o morente.

Ancora da segnalare tra le cose meno prevedibili del concorso fiction il film Dear White People, di Justin Samien che ha ricevuto un premio speciale di «promessa del futuro». Si tratta di una versione post racial di School Daze, una commedia sulle tensioni di razza in un college, che però non va molto oltre la satira radicale e divertentissima firmata da Spike Lee nel 1988.