Gran sostenitore della delibera con cui l’ufficio di presidenza della camera ha tagliato i vitalizi degli ex deputati, il presidente dell’Inps Tito Boeri è stato ascoltato ieri dal consiglio di presidenza del senato, che invece sui vitalizi sta procedendo con maggiore prudenza. La proposta di Boeri ai senatori è risultata assai più radicale di quella a suo tempo accolta dalla camera, che ha deciso di applicare retroattivamente il metodo di calcolo integralmente contributivo a tutti i deputati in pensione. La novità entrerà in vigore il 1 gennaio.

«Ci sono tantissime altre cose da fare», ha detto ieri Boeri, suggerendo di spostare all’Inps tutta la gestione dei vitalizi: «Sarebbe anche un’operazione di eguaglianza e trasparenza, oggi i parlamentari possono andare in pensione molto prima degli altri e possono accumulare anche due pensioni durante il loro mandato». Sia la camera che il senato, invece, in attuazione dell’articolo 69 della Costituzione e a garanzia dell’indipendenza dei parlamentari, regolano e gestiscono in maniera autonoma le indennità dei parlamentari; più volte la Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità di questo sistema.

Boeri ha attaccato proprio il regime della «autodichia», che secondo lui «è stata consapevolmente utilizzata per mettere in piedi un sistema insostenibile destinato a gravare in modo rilevante sui cittadini». La sua audizione, durata tre ore, presente la presidente del senato Casellati, è stata più volte interrotta dai vicepresidenti e dai questori del senato. Dovendo applicare retroattivamente un sistema di calcolo, quello contributivo, che non era previsto nel momento in cui sono stati calcolati i vitalizi degli ex deputati, Boeri ha spiegato che i coefficienti di trasformazione sono stati in larga misura adattati. La sua stima dei risparmi dal taglio dei vitalizi è approdata alla cifra tonda di 100 milioni. A guardarci dentro però la maggior parte di questi risparmi stimati – 55 milioni – arriverebbero dal taglio dei vitalizi regionali, che non è di competenza del parlamento bensì dei consigli regionali. Altri 40 sono invece quelli che si dovrebbero risparmiare con la delibera dell’ufficio di presidenza della camera, di conseguenza il risparmio del senato, stimato, si limiterebbe a 15 milioni di euro l’anno (su circa mezzo miliardo di spese totali).

Boeri ha proposto di superare anche il meccanismo dei contributi figurativi, quelli che continua ad accumulare a carico dell’Inps chi va in aspettativa dal proprio lavoro per svolgere il mandato parlamentare. Ha detto che dal 2005 al 2017 sono stati 861 i titolari di questi contributi figurativi per un costo a carico della generalità dei contribuenti di 30 milioni; nel calcolo però non ci sono solo i deputati e senatori ma anche i consiglieri regionali (la maggioranza) e i parlamentari europei.
Il consiglio di presidenza del senato si riunirà ancora per procedere sul dossier vitalizi, la presidente Casellati ha detto in passato che cercherà di seguire i tempi della camera, ma restano dei dubbi sullo strumento della delibera in luogo del disegno di legge. La linea Boeri è stata naturalmente assai apprezzata dai 5 Stelle, che fanno del taglio dei vitalizi una loro bandiera, anche se molto presto si aprirà la stagione dei ricorsi degli ex deputati. Ma il presidente dell’Inps ha approfittato dell’audizione per dare anche un colpo ai progetti di riforma della legge Fornero del governo gialloverde. «Sarebbe paradossale – ha detto – che nel momento in cui si chiede ai parlamentari di avvicinare i propri trattamenti al regime contributivo, si operasse in direzione opposta per altre categorie concedendo loro uscite anticipate generalizzate».